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12 de abril de 2012

La Fedamo organizza a Buenos Aires il III Congresso Internazionale dei Giovani Abruzzesi nel Mondo

577705_399635176721136_100000239727268_1558163_1335721624_n BUENOS AIRES - Il 31 marzo scorso, nella città di Berazategui, grande centro dell’area metropolitana di Buenos Aires gemellato con la città di Lanciano, ha avuto luogo l’assemblea ordinaria della Fedamo (Federazione di Istituzioni Abruzzesi in Argentina), i cui lavori si sono svolti sotto la guida dell’avv. Alicia Carosella, presidente della Federazione. L’argomento principale affrontato durante la riunione, che ha visto riunite tutte le associazioni abruzzesi in Argentina, è stata l’assunzione dell’impegno ad organizzazione il III Congresso Internazionale di Giovani Abruzzesi, che si svolgerà nei giorni 21, 22, 23 e 24 giugno nella città di Buenos Aires.

Per questo evento arriveranno in Argentina giovani provenienti da tutto il mondo, che saranno accolti dai loro coetanei della Fedamo e dal componente del Cram (Consiglio Regionale Abruzzesi nel Mondo) Joaquin Negri, rappresentante dell’Argentina in seno all’organismo della Regione Abruzzo unitamente a Giovanni Scenna e alla stessa Alicia Carosella.

La Fedamo continua a crescere grazie all’entrata delle associazioni abruzzesi di Balcarce e Tandil. Oggi la Federazione conta 16 associazioni sparse in tutta l’Argentina.

18 de marzo de 2009

La parola ai giovani

Il 28 febbraio si è tenuto l'incontro fra i deputati italiani in visita in Venezuela e la Collettività: non era presente neanche un ragazzo. Mancanza d'informazione o disinteresse?

PB290303

CARACAS – Neanche l'ombra. Su questo non vi è dubbio: alla riunione del 28 febbraio fra la delegazione della Commissione esteri della Camera dei deputati e la Collettività non vi erano giovani. Durante l'incontro presso il Centro Italiano venezolano perfino il membro del Comites Teresina Giustiniano aveva fatto notare l'assenza dei quattordici che avevano partecipato alla Conferenza dei giovani italiani nel mondo tenutasi a Roma lo scorso dicembre. Poi il silenzio. I giovani dicono di non essere stati invitati alla riunione e, alcuni di essi, sostengono che, se ne fossero stati a conoscenza,  avrebbero sicuramente partecipato. Senza entrare nel merito della competenza a inviare gli inviti per l'incontro,quel che è certo è che risulta molto difficile riuscire a mettersi in contatto con tutti e quattordici. La 'Voce' ha dovuto insistere per una settimana per potere semplicemente parlare al telefono con ognuno di Loro. Nessuno era a conoscenza dei loro numeri di telefono e la maggior parte delle volte erano irreperibili. Trascorsi sette giorni si sono riuscite a raccogliere le dichiarazioni di 10 giovani su 14. Si è chiesto ai ragazzi a cui è stata data l'opportunità di recarsi alla Conferenza di Roma di esprimere ciò che avrebbero richiesto o proposto ai tre deputati italiani (Stefano Stefani, Franco Narducci e Micaela Biancofiore) venuti in Venezuela. Ovviamente vi è chi, conoscendo bene le difficoltà e le ricchezze della nostra Comunità, ha affermato con forza delle richieste e dimostrato di aver saputo dare impulso a delle iniziative concrete. Ma c'è anche chi, al contrario, è stato reticente nel dichiarare forse perché ignorava le problematiche della nostra Collettività, forse perchè poco impegnato o poco interessato a lavorare per questa causa. Senza mettere in dubbio le capacità di ogni ragazzo, capacità dimostrate dalla maggior parte durante la Conferenza, la domanda che si pone è: come sono stati scelti i quattordici giovani che si sono recati a Roma? Ancora: a chi imputare la mancanza d'informazione per i giovani sui temi e sulle attività della Collettività? E' facile scaricare la colpa sul vicino.
PB270225 In conclusione, superate le difficoltà della comunicazione, la maggior parte dei giovani intervistati hanno espresso il desiderio di partecipare alla vita della Collettività e hanno mostrato la consapevolezza di essere oggi, non fra qualche anno, una ricchezza. Hanno chiesto quindi maggior capacità di ascolto e un maggior flusso di informazione da parte delle istituzioni italiane in Venezuela. Questa non pare una richiesta nuova per l'Italia. Da decenni la gioventù residente dentro le mura italiane, infatti, cerca di far ascoltare la propria voce senza molto successo. Quasi unanimi, i ragazzi intervistati hanno chiesto un maggior appoggio da parte dell'Italia alla promozione della lingua e della cultura italiana all'estero, rivelando che, da un lato, l'accesso ai corsi è limitato a pochi eletti e che, dall'altro, fortunatamente l'italianità è ancora molto sentita in Venezuela ed è una ricchezza da valorizzare. Orgogliosi delle proprie radici e consapevoli di come la terza età sia un valore aggiunto e non un peso per la società odierna, vari giovani hanno richiesto maggiore assistenza per gli anziani italiani emigrati in Venezuela e la possibilità per chi perse in passato la cittadinanza di riacquistarla. Dimostrando una certa vitalità tipica della gioventù e un rigetto dell'immobilismo, alcuni giovani hanno guardato al rapporto fra Italia e Venezuela come uno scambio che arricchisca entrambi i Paesi. Secondo vari di loro, non bisognerebbe vedere il paese del Vecchio continente come una fonte di finanziamento e di competenze verso il paese del Nuovo continente, ma al contrario, bisognerebbe impostare la relazione come un "dare e ricevere" fra i due Paesi. Bisognerebbe vedere il Venezuela come un paese con una Collettività attiva e pronta a offrire un plusvalore all'Italia. Non è mancato poi il richiamo al problema dei sequestri di persona, molto sentito nello stato Zulia, e l'espressione del ringraziamento per il seminario, tuttora in corso, di formazione della polizia venezolana sulle strategie antisequestro, che è stato organizzato dall'Ambasciata. Non bisogna dimenticare che uno dei quattordici giovani nel trascorso delle interviste ha subito un sequestro express e poi è stato fortunatamente liberato.

Gli altri giovani che si sono recati alla Conferenza di Roma ma che non sono stati reperibili sono: Giulio Vita, Rosalia Bandini, Diana Paternò e Carolina Pucillo.

barbara.meoevoli@voce.com.ve

LE INTERVISTE REALIZZATE DALLA GIORNALISTA DELLA VOCE D’ITALIA BARBARA MEOLI AI GIOVANI CHE HANNO RAPPRESENTATO IL VENEZUELA NELLA SCORSA CONFERENZA MONDIALE GIOVANI ITALIANI NEL MONDO – ROMA 2008

Giovanni Margiotta

Coordinatore dell’associazione nazionale “Giovani Venezuela” e Giovani Abruzzesi della federazione delle associazioni Abruzzese

33 anni, imprenditore, Maracaibo

“Sono molto rammaricato per l’assenza dei giovani italo-venezolani all’incontro con la delegazione italiana. Non si può dimenticare infatti il grande apporto dato da noi giovani alla Conferenza mondiale dei giovani italiani nel mondo svoltasi lo scorso dicembre 2008. La prova è che in ogni documento è presente la nostra voce. Mi dispiace perciò che in Italia non ci tengano in considerazione e non abbiamo pensato di invitarci alla riunione. Colpa di chi? Forse un disguido. Penso comunque che i nostri rappresentanti e le nostre istituzioni dovrebbero cominciare a vederci come una risorsa oggi e non domani, siamo Giovani ‘oggi’ non tra qualche anno.

Fra gli argomenti da trattare avrei sicuramente sollevato il problema dei sequestri di persona, un flagello ricorrente per noi che viviamo al confine con la Colombia.

Sottolineo che stiamo organizzando una riunione con tutti i ragazzi andati alla Conferenza per stendere la relazione sugli argomenti trattati e le iniziative concordate a Roma”.

Giordano D’Acquaro De Biase

35 anni, imprenditore, Barquisimeto

“La prima richiesta che avrei diretto ai deputati riguarda gli anziani italiani. Spesso si dimentica che sono numerosi quelli che oggi non vivono in buone condizioni economiche. Spesso questi anziani hanno perso in passato la cittadinanza italiana per un atto di volontà, adesso non si da loro la possibilità di riacquistarla e vivono senza una pensione né venezolana, né italiana. Avrei richiesto quindi l’istituzione di un consolato a Barquisimeto per svolgere le pratiche burocratiche qui senza intasare l’ufficio di Caracas.

L’altra richiesta sarebbe stata una maggiore informazione riguardo ai corsi di lingua e alle borse di studio in Italia. Spesso infatti queste notizie non arrivano qui”.

Jeanette Baudanza

28 anni, contabile, El Tigre

“Innanzitutto, se mi fosse arrivato un invito per la riunione, sarei andata sicuramente a Caracas per assistervi.

Avrei domandato ai deputati a che punto si trovano tutte le richieste da noi esposte a Roma, visto che in quella sede siamo stati una delle delegazioni più attive e propositive. E avrei richiesto maggiore informazione, sia da parte dell’Ambasciata che del Comites, riguardo agli eventi che coinvolgono la nostra Collettività” .

Gianni Camporota - Maracaibo

“Dopo aver fatto notare che oggi si è perso l’entusiamo per la conservazione della lingua e cultura italiana, avrei chiesto un maggiore appoggio per promuovere lo studio dell’italiano. D’altronde il Centro culturale italiano ha perfino chiuso per mancanza di fondi. I corsi e il materiale didattico hanno un prezzo eccessivamente alto, avrei quindi chiesto di renderli accessibili a tutti.

L’altra grave mancanza riguarda l’informazione: il Consolato fornisce solo informazione tecnica e il Comites la trasmette solo alle Associazioni regionali che ormai sono antiquate e spesso stantie”.

Riguardo alle proposte: “Bisognerebbe formare un comitato di giovani attivo e delle associazioni giovanili. Io mi metto a disposizione”.

Sandra Lombardo

29 anni, tecnico in protesi dentali, Los Teques

“La Conferenza di Roma è stata un’occasione meravigliosa per conoscere altri giovani italiani residenti in tanti paesi del mondo che lavorano nelle loro Collettività per la conservazione dell’italianità. Ci ha dato la spinta per lavorare di più al ritorno nel nostro paese e cercare nuove persone che si integrino al gruppo ‘Giovani Venezuela’.

Alla riunione con la delegazione, avrei senza dubbio sollecitato che si concretizzassero le richieste da noi presentate alla Conferenza riguardo, per esempio, l’aumento del finanziamento dei corsi di italiano per permettere di abbassare i costi delle lezioni e dei libri.

Noi giovani, infine, interpretiamo il nostro rapporto con l’Italia come uno scambio fruttifero nei due sensi, anche nel campo della musica e della cultura”.

Luigi Colasurdo Di Lembo

28 anni, ingegnere, Caracas

“Più che fare delle richieste alla delegazione italiana, avrei offerto dei corsi di spagnolo o dei corsi universitari qui in Venezuela per gli italiani. Non possiamo vivere nell’ottica sempre di richiedere all’Italia poiché deve essere uno scambio mutuo sia industriale che culturale fra i due paesi”.

Riguardo le tradizioni italiane, ha sottolineato che “qui sono molto più sentite che in Italia. In Venezuela si ricordano ancora i patroni e le festività regionali: si sono conservate le radici italiane. Dobbiamo sfruttare il fatto che questi sentimenti siano ancora vivi per insegnare qualcosa agli italiani che vivono in Italia”.

Santina Fonzo

22 anni, studente di scienze delle comunicazione, Maracaibo

“Riconoscendo il miglioramento che si è visto in quanto a partecipazione dei giovani, avrei richiesto più attività e più rappresentanza per i giovani ed anche una maggiore informazione specifica diretta a noi.

Mi sento comunque gratificata per il fatto che il ministro degli esteri Frattini abbia preso in considerazione noi giovani italiani nel mondo, rendendo possibile l’organizzazione della Conferenza di Roma.

Infine, dopo aver ringraziato per il corso di formazione offerto dagli esperti italiani in materia di sequestro, avrei posto comunque l’attenzione su questo grave problema, visto che nello stato Zulia avviene un sequestro ogni ora e mezza”.

Daniela De Santis

25 anni, biologa, Caracas

“Alla riunione non avrei chiesto nulla ai deputati in merito alle proposte da noi fatte alla Conferenza di Roma perché è già un gran risultato che il governo italiano abbia aperto uno spazio per ascoltarci. Dobbiamo ancora imparare molto da altre Collettività nel mondo, stiamo solo iniziando a organizzarci come giovani italiani in Venezuela. Ancora non siamo riusciti a incontrarci per scrivere un documento di riepilogo sulla Conferenza del 10 dicembre scorso, ma a breve si terrà la riunione”.

Giancarlo Colassante

25 anni, avvocato e imprenditore, Caracas

“Innanzitutto per noi giovani è fondamentale che si concludano degli accordi fra Italia e Venezuela affinché vengano riconosciuti i titoli di studio universitari poiché, senza questa convalida, con una laurea in Venezuela bisogna ricominciare a studiare in Italia. Poi avrei richiesto l’assistenza sanitaria e la pensione per gli anziani italiani e una nuova legge affinché gli italiani che hanno perso la cittadinanza possano riacquistarla”.

19 de febrero de 2009

PRIMA CONFERENZA GIOVANI ITALIANI NEL MONDO

 

Centinaia di giovani hanno invocato maggiore circolazione di informazioni e idee, soprattutto via web. Sollecitata una maggiore rappresentanza negli organismi consultivi nazionali e locali.
di Luciano Segafreddo/messaggerodisantantonio.it

Roma
Riflettendo sulla Prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo, svoltasi a Roma, con la partecipazione di 417 giovani provenienti da 37 Paesi del mondo, e di altri 200 dalle regioni italiane, ho tanti motivi per definirla un’iniziativa innovativa e che maturerà attenzioni e nuove prospettive per il futuro dell’«altra Italia». La sua inaugurazione, avvenuta nell’aula della Camera dei deputati con la partecipazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dei presidenti della Camera Gianfranco Fini, e del Senato, Renato Schifani, e del ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, è stato un grande momento d’italianità.
Successivamente, presso la sede della Fao che ha ospitato la Conferenza, hanno rivolto i loro interventi il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi.
Ho partecipato alla Conferenza per conoscere questi giovani d’origine italiana che negli incontri personali e negli interventi alle commissioni tematiche e all’assemblea plenaria hanno manifestato la loro identità italica non legata a stereotipi o retaggi del passato, ma come un «processo personale» divenuto patrimonio culturale aperto al loro futuro. Grazie alla regia del sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, la Conferenza si è svolta con piena partecipazione e inaspettato coinvolgimento dei giovani sia nelle sedute plenarie come nei lavori di gruppo. La costante presenza del sottosegretario aveva una chiara motivazione: «Il compito di chi fa politica – ha infatti dichiarato Mantica – è quello di capire chi sono le persone che siamo chiamati a rappresentare. Abbiamo voluto raccogliere e portare avanti questa iniziativa, sostenuta già dal passato governo, per capire cosa vuol dire essere italiani nel mondo». Accanto al sottosegretario Mantica, l’altro conduttore è stato Elio Carozza che nel suo primo intervento, dopo aver sottolineato come la Conferenza sia stata fortemente voluta dal consiglio generale del Cgie di cui è segretario, ha ricordato i tanti italiani «che individualmente e collettivamente hanno combattuto in diversi campi e settori perché la dignità della persona sia salvaguardata, a cominciare dalla moratoria sulla pena di morte voluta fortemente dal nostro Paese». Egli ha ringraziato i giovani presenti per la loro responsabilità «nei confronti delle migliaia, per meglio dire, milioni di coetanei italiani e d’origine italiana nel mondo che attendono, dai lavori di questa Conferenza, gli esiti di una riflessione plurale per dare vita a quella rete dell’italianità nel mondo a più riprese invocata e finora mai realizzata». Rivolgendo l’attenzione al futuro, Carozza ha annunciato gli impegni del Cgie per il 2009: «avremo un occhio particolarmente attento al mondo del lavoro italiano nel mondo nelle sue diverse declinazioni, dagli operai, maestranze italiane, ricercatori, manager, insegnanti, docenti universitari, partendo dalla formazione. Quel lavoro italiano nel mondo con il suo alto tasso di mobilità, spesso forzata, è ancora attuale come segnalano indicatori di tendenze in atto». Parole rivolte con stile sobrio da chi, come segretario generale del Cgie, già conosceva quanto era emerso negli incontri realizzati, nei cinque continenti, con gruppi di giovani italiani, per prepararli ad approfondire le problematiche e presentare le loro attese, divenute poi temi e proposte delle cinque commissioni della Conferenza di Roma. Le tematiche e le proposte sono state discusse prima nelle commissioni e poi sono state presentate all’assemblea plenaria per la loro approvazione.
Il gruppo di lavoro: «Multiculturalismo e identità italiana» ha definito il concetto di identità come un processo dinamico, una scelta che nasce dal bisogno di un senso d’appartenenza, e si acquisisce per esperienza vissuta. «Per giovani nati e cresciuti all’estero, l’identità si caratterizza per la sua ibridità e per il contesto pluriculturale in cui si è formata», ha detto la rappresentante della commissione, Barbara Origlio, proveniente dal Messico. Legata all’Italia e alla regione d’origine, l’identità del giovane italico rimane distinta dalla cittadinanza e deve essere riconosciuta agli eventi diritto. Essa implica dei diritti e dei doveri, come il diritto-dovere del voto, dell’informazione e dell’appartenenza. Forte è stato l’appello dei giovani di questa commissione allo Stato italiano per la trasmissione della cittadinanza ai propri discendenti come ius sanguinis, e per il riconoscimento di forme legali d’appartenenza intermedie per chi è in attesa della cittadinanza, e ne ha diritto. «Noi siamo l’emblema vivente della possibilità, seppure difficile, dell’integrazione nei nostri Paesi di residenza», hanno affermato questi giovani, espressione di un mondo multiculturale, coscienti di poter donare all’Italia conoscenze ed esperienze di dialogo interculturale e di condivisione di valori. Un patrimonio che troverà maggior approfondimento nei Blog – attivati dal Ministero degli Affari esteri e dal Cgie – ma che merita l’attenzione e il coinvolgimento dei mass media in Italia.
Anche i lavori della commissione «Lingua e cultura» hanno approfondito tematiche legate all’identità, nella consapevolezza che essa si acquisti soprattutto attraverso la lingua e la cultura di un Paese. Andrea Antinucci, residente in Australia, a nome della sua commissione ha affermato che «la lingua è la forma più universale di unione e di riconoscimento di un popolo, e per gli italiani all’estero rappresenta un elemento di sintesi della dimensione identitaria e della ricchezza culturale». L’ha paragonata a una calamita che attrae e lega, come primo vettore di comunicazione. E l’appello rivolto a nome dei giovani al governo, ha avuto lo scopo di denunciare i tagli previsti dalla Finanziaria, e di rivendicare il potere d’attrazione e la valorizzazione dell’insegnamento dell’italiano nel mondo, quale investimento e forma di collegamento anche per le generazioni future. Mariella Costa, delegata della Germania, ha presentato alcune proposte della commissione: come l’appoggio al bilinguismo sin dall’età prescolare; i corsi gratuiti a tutti i livelli dell’istruzione; l’impegno per una maggiore sensibilizzazione dei genitori a beneficio della piena integrazione dei loro figli nella cultura del territorio in cui sono inseriti, senza perdere la cultura originaria; la formazione d’insegnanti d’italiano locali – in sostituzione di quelli inviati da Roma – mediante corsi professionali o d’aggiornamento in Italia; il ripensamento del ruolo del lettorato, e la diffusione e la socializzazione delle nuove tecnologie.
La commissione «Informazione e comunicazione» ha posto in evidenza uno dei diritti degli italiani all’estero: quello di conoscere ciò che accade in Italia, e far conoscere in Italia come vivono e cosa realizzano gli italiani nel mondo. Gli strumenti d’informazione esistenti per gli italiani all’estero, che esigono maggiore trasparenza nell’utilizzo dei contributi e anche delle scelte editoriali più significative, devono valorizzare le migliori esperienze e iniziative realizzate dagli italiani nel mondo. Di fronte allo sviluppo delle nuove tecnologie e dell’informazione via internet, la scommessa per il futuro del «Villaggio Globale Italia» deve far leva sui giovani. A loro spetta l’impegno di valorizzare il Blog messo a disposizione dal Ministero degli Affari esteri. Sonia Benedetto, residente a Montréal, ha chiesto che il Blog sul sito internet del Ministero «diventi un vero e proprio portale dei giovani italiani nel mondo; un network dove poterci scambiare informazioni. L’amministrazione centrale rimarrà a Roma, ma ogni nazione recluterà dei giornalisti che, a titolo volontario, arricchiranno il sito con i loro contributi». Marcello Carrara, residente a Mar Del Plata, in Argentina, ha aggiunto che «il portale è importante anche per l’informazione di ritorno, perché se l’Italia non conosce quello che facciamo, non ci considererà mai come una vera risorsa». Il progetto sarà quindi una piattaforma globale per l’informazione e la comunicazione tra i giovani italiani nel mondo, e tra questi e l’Italia. Uno strumento innovativo che mapperà (con link o rassegne stampa) l’arcipelago di siti e giornali oggi esistente. Grande attenzione è stata rivolta anche a Rai Italia riguardo alla quale è stato chiesto un allargamento di reti rispondenti agli interessi dei giovani e la visibilità dei suoi programmi in Europa e in streaming.
Di grande attualità le proposte del gruppo «Mondo del lavoro e lavoro nel mondo», un tema che ha fatto emergere la sofferenza e il disagio di tanti giovani italiani nel mondo per la disattenzione del «Sistema Italia» nei loro confronti. Constatando come anche oggi permane il fenomeno della mobilità di tanti giovani che lasciano l’Italia per una ricerca di lavoro, la commissione ha proposto la «creazione di un database professionale, dove inserire i loro curricula fruibile dagli imprenditori italiani che vogliono investire all’estero». I giovani hanno anche proposto la razionalizzazione degli organi di rappresentanza italiana all’estero, come Ice e Camere di commercio.
Quanto mai impegnativo è stato anche il lavoro della commissione «Rappresentanza e partecipazione», coordinata da padre Lorenzo Prencipe, che ha voluto essere «voce» dei più di 2 milioni di giovani italiani nel mondo al di sotto dei 35 anni, che rappresentano il 54% dei residenti italiani all’estero. A loro si devono aggiungere i 60 milioni di oriundi e simpatizzanti dell’italianità nel mondo. «Sono giovani che vivono l’italianità in un mondo di relazioni sempre più interculturali e aperte – riporta il documento finale della commissione – esprimendo valori e sensibilità proprie come la solidarietà, il volontariato, la competenza professionale, disponibili al confronto e alla comprensione di posizioni diverse». Per «partecipazione» essi intendono tutte quelle capacità, momenti e luoghi dove possono condividere valori e iniziative comuni, in modo da creare e sostenere i legami tra i connazionali all’estero, senza perdere il contatto e le relazioni con l’Italia, e operare attivamente nei Paesi di residenza. «Pur riconoscendo l’importanza delle associazioni tradizionali – ha sottolineato Carmelo Pignataro, residente in Germania – esse non sono in grado di rispondere alle nostre esigenze e attese». Sono sorte, allora, nuove modalità d’aggregazione che, travalicando il territorio di un solo Paese, e superando appartenenze regionali e nazionali, hanno creato reti transnazionali, aprendosi non solo agli italofoni ma anche agli italofili. Tra le richieste, è emersa la modifica della legge 383/2000 – già presentata dall’onorevole Narducci – sulle associazioni di promozione sociale, per estenderla alle associazioni italiane nel mondo. Forte la domanda di rafforzare scambi universitari, corsi di formazione, corsi di lingua e cultura italiana. Francesco Traina, dagli Stati Uniti, nell’assemblea plenaria ha espresso alcune richieste riguardanti la rappresentanza dei giovani italiani all’estero. Ai Comites è richiesta l’istituzione di commissioni di giovani residenti nella Circoscrizione; al Cgie, la partecipazione, su invito, di tre giovani (a rotazione, e uno per area geografica) ai lavori del Consiglio; alle Regioni la nomina di alcuni corregionali all’estero come membri delle Consulte d’emigrazione; al Ministero della Gioventù la proposta di costituire un «Dipartimento giovani estero», in modo da garantire le risorse per il collegamento e l’informazione dei giovani italiani nel mondo tramite Blog, newsletter telematica e bollettini. Al Ministero della Gioventù è stata chiesta anche la rappresentanza di giovani italiani nel mondo nel Consiglio Nazionale Giovani.
La Conferenza si è chiusa in un clima di soddisfazione, lasciando nell’animo dei giovani partecipanti la sensazione di essere portatori di un’esperienza che deve avere sviluppo e dare un volto nuovo all’altra Italia. È quanto il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha lasciato loro nel suo messaggio in video: «Avete due missioni: trasmettere entusiasmo e fiducia ai vostri coetanei che vivono in Italia, e contagiare i cittadini dei Paesi nei quali vivete con il sentimento di italianità».