presentata la proposta dall'on.le Elena Centemero (PDL)
COMUNICATO STAMPA
Un testo di legge presentato dall’on.le Elena Centemero (PDL)
Nuove proposte per le scuole italiane all’estero
Presentata la proposta di legge di riforma delle istituzioni scolastiche e dei corsi di lingua e cultura italiane all’estero del deputato on.le Elena Centemero (PDL).
“La proposta di legge ha l’obiettivo di riformare le istituzioni scolastiche italiane all’estero ed i corsi di lingua e cultura italiane, oggi regolamentati dalla legge 153/71, legge che non risponde più alle mutate caratteristiche sociali e culturali dei nostri connazionali all’estero. L’ottica è quella di fornire risposte innovative ed organiche alla crescente domanda di conoscenza della nostra cultura e della nostra lingua all’estero, e non solo dai parte dei figli dei nostri immigrati, ma anche dai residenti dei Paesi stranieri.” L’on.le Centemero, membro della Commissione Cultura della Camera, dichiara: “la necessità di procedere ad una ristrutturazione dell’intero settore è legata anche alla considerazione che le nostre istituzioni scolastiche e i corsi di lingua e cultura italiane all’estero costituiscono una parte importante del n ostro Sistema Paese, della promozione e della penetrazione della nostra immagine in termini culturali, ma anche economici”.
“Punti qualificanti della proposta di legge – sottolinea l’on.le Centemero - sono: la creazione di un sistema organico di direzione e promozione del Ministero degli Affari Esteri, che accorpi in un’unica Direzione la gestione degli Istituti Italiani di Cultura, le istituzioni scolastiche e i corsi di lingua italiana all’estero, secondo quanto richiesto dagli operatori del settore. L’articolazione a livello territoriali in Uffici Scolastici Consolari (USC), che comprendano più circoscrizioni consolari ed aree, e degli Istituti Italiani di Cultura, riorganizzati in raccordo con le scelte politiche-culturali dei Ministeri. Bisogna inoltre indirizzare sempre più le iniziative scolastiche formative all’estero
verso l’istituzione e la diffusione di corsi di italiano integrati, di sezioni bilingui all’interno delle scuole locali, europee ed internazionali, e prevedere la sottoscrizione di appositi accordi culturali con i paesi ospitanti”. Afferma l’on.le Centemero che “La proposta salvaguarda la centralità dell’intervento statale, ma valorizza anche l’interazione con gli Enti Gestori, attraverso l’istituzione di un’anagrafe delle scuole all’estero e l’individuazione di un sistema di accreditamento per gli Enti stessi, che permetta di qualificare il privato ed indirizzare finanziamenti e contributi. Si tratta di un primo passo verso la costituzione di un sistema integrato che consente un’allocazione delle risorse finanziarie mirata e più proficua, unita ad un’offerta formativa di qualità, in grado di rispondere alle esigenze delle famiglie del Pae se ospitante e a quelle dei nostri connazionali. Un progetto di riqualificazione dell’offerta formativa italiana all’estero comporta indubbiamente un ripensamento anche in termini di contingenti e di reclutamento del personale. Viene infatti prevista la possibilità di reclutare personale in loco, qualificato mediante un albo professionale, e l’obbligo di residenza al personale inviato dall’Italia, il cui contingente è determinato in base alle disponibilità finanziarie. E poi risulta oramai imprescindibile l’istituzione di un Diploma unico di Italiano come Seconda Lingua, secondo i criteri e competenze fissati dal quadro comune europeo di riferimento (livelli A1-C2) e come per gli altri Paesi europei. Riduzione dei costi e qualità dell’Offerta formativa possono e debbono essere coniugati per promuovere la nostra cultura, la nostra scuola e la nostra lingua all’estero”.
Ufficio Stampa Dip. Alleanza Nazionale
la scelta prevista dalla proposta di legge di attingere il personale docente da un apposito albo di docenti di ingua italiana già residenti in loco non funziona perchè essi non parlano più l'italiano, ma una lingua mediale mista che in Venezuela è l'itagnolo ed anche perchè spesso dispongono di titoli di studio approssimativi; meglio creare un albo di docenti italiani che hanno già esperienza (anni di servizio, supplenze) e che conoscono bene le due lingue. Ciò è detto senza polemica, ma nell'intento di offrire un contributo
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