"Oggi, dopo diverse riunioni, si é ottenuto dal governo lo stanziamento di fondi per una prima Conferenza Mondiale che dovrebbe tenersi nel corso del 2008"
di Ugo Di Martino
Nel corso delle riunioni degli ultimi anni, il CGIE ha individuto due temi tra loro correlati che meritavano una trattazione completa: l’avvicinamento dei giovani, soprattutto delle ultime generazioni, alla rete associativa all’estero, verso la quale non sembrano né interessati né tanto meno coinvolti, ed il potenziamento dell’associazionismo.
Lo si legge nell’intervista rilasciata giorni fa alla Voce D’ Italia da Jhonny Margiotta, con il quale abbiamo instaurato fin dall’inizio un dialogo costruttivo. E´un giovane italo venezuelano che é impegnato nel processo d’avvicinamento dei giovani connazionali al mondo italiano, giovani che si sentono sempre piú vicini alla realtà del paese in cui vivono, dimenticando o addirittura tralasciando quella dei loro padri.
Il CGIE ha reso possibile che i giovani di tutto il mondo, partecipassero alle loro assemblee, in qualità d’esperti, per far conoscere il loro pensiero e cosa pensassero dell’Italia e del paese in cui sono nati i loro avi.
Oggi, dopo diverse riunioni, si é ottenuto dal governo lo stanziamento di fondi per una prima Conferenza Mondiale che dovrebbe tenersi nel corso del 2008.
Leggendo l’intervista a Margiotta ed anche la lettera di un connazionale, pubblicata lo scorso 21 sulla Voce D’Italia, nella quale si lamentava il mancato invito dei rappresentanti delle associazioni alla riunione Continentale del CGIE, mi viene spontaneo chiedermi: cosa abbiamo fatto perché in Venezuela i nostri connazionali si sentissero piú partecipativi al mondo associazionistico e quindi piú interessati al rapporto con la nostra terra d’origine? Siamo riusciti a svegliare l’interesse verso il paese d’origine e a creare cultura “italiana”, soprattutto tra i giovani di seconda e terza generazione?
Premetto che gli inviti alle riunioni Continentali sono aperti a chi interessa, basta consultare il sito del CGIE, per essere informati dalle attività da esso svolte. Tornando al discorso iniziale, le considerazioni che mi vengono da fare, sono varie.
1) Scuole di lingua italiana: riescono nel loro intento di insegnare la lingua italiana e a trasmettere cultura italiana? Questi giovani hanno un reale interesse verso l’italia?In questo senso, potrebbe rispondere meglio di tutte le altre la scuola Codazzi, che segue e forma i nostri ragazzi dalla scuola media fino alla fine del liceo. Ma una volta concluso l’iter scolastico questi giovani hanno ancora interesse verso il sistema Italia? Mostrano interesse a far parte d’associazioni italiane? Inoltre, siamo sicuri che le associazioni o i centri sociali o gli istituti di cultura, che dovrebbero essere il punto d’incontro delle nuove generazioni, rispondano a questo scopo?
2) I Comites: nelle loro funzioni e nel loro compito fondamentale di promuovere l’italianità e che ricevono anche contributi per il loro funzionamento, lavorano effettivamente in questa direzione? Sono riusciti a coinvolgere le comunità e le nuove generazioni? Quali manifestazioni culturali e sociali che interessano la comunità italiana organizzano? E qual é la partecipazione reale dei connazionali a questi eventi?
3) Come funziona il sistema informativo? I giornali in lingua italiana che scrivono di politica, attualità, sport ecc. sono veramente letti? Rai International, oggi Rai Italia, arriva veramente a tanti italiani o solo a quanti sono in grado di pagare il canone mensile? Quanti giovani sono interessati all’ascolto? Che programmi guardano? Inoltre, a me sembra che RAI Italia abbia poco interesse verso gli italiani residenti in Venezuela, di cui parla solo eccezionalmente. Pochissime volte ha interpellato i membri o i rappresentanti di tale comunità.
4) CGIE (Consiglio Generale Degli Italiani All’Estero): quali sono le sue funzioni specifiche? Esso é un organo consultivo e di rappresentanza, che funge da raccordo tra Comites, Comunitá e Ministero degli Esteri. Ma questo suo ruolo, sfocia poi in qualcosa di concreto? I connazionali sanno della sua esistenza o le attivitá da esso svolte che molte volte rimangono tra le pareti della burocrazia? Come consigliere di tale organismo auspico una sua riforma ed una sua elezione diretta.
5) Le camere di commercio italo-venezuelane e quelle regionali (se n’esistono), quale attività svolgono? Quali sono le loro funzioni e che tipo di relazione creano tra gli imprenditori italiani e quelli qui residenti? Per quanto ne so, la maggior parte degli imprenditori che vivono in questo Paese, non si rivolgono ai canali tradizionali per chiedere servizi o informazioni, o per creare un’impresa, bensì ricorrono ad altri tipi d’informazione o si rivolgono personalmente alle imprese italiane con cui stipulano contratti diretti. Il made in Italy é dunque da attribuire all’iniziativa personale e privata?
Il problema di risvegliare l’italianità non riguarda peró solo le ultime generazioni. Occorre riavvicinare alla nostra cultura anche quegli italiani residenti qui da tempo e che sono assenti dal nostro tessuto sociale, dalle associazioni, dagli istituti di cultura e adoperarci perché si rafforzino i rapporti col nostro paese d’origine. Le proposte ci sono, i fondi vengono stanziati, impegniamoci dunque per renderli piú concreti.
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