2 de octubre de 2008

Presentato il Rapporto Italiani nel Mondo 2008 della Fondazione Migrantes

 

ROMA – Presentata questa mattina presso l’Auditorium del Lavoro di Roma la terza edizione del Rapporto Italiani nel Mondo promosso dalla Fondazione Migrantes per “raccontare l’emigrazione italiana”.

Secondo i dati del Rapporto gli italiani residenti all’estero e che hanno conservato la cittadinanza italiana con diritto di voto sono 3.734.428. Di questi più di un terzo è nato all’estero. Il Paese con più italiani è la Germania seguita da Argentina e Svizzera. La regione italiana con più emigrati è la Sicilia con oltre 600 mila residenti all’estero. Più della metà degli italiani fuori dell’Italia sono giovani al disotto dei 35 anni e di questi il 30% sono minorenni.

La nuova edizione – oltre 500 pagine, 50 capitoli, molte tabelle statistiche realizzate da più di 60 autori – ha cercato di arricchirsi sempre più unendo l’attenzione all’attualità con la memoria del passato. Il volume si divide in 5 sezioni: flussi e presenze tra storia e attualità; aspetti socio-culturali e religiosi; aspetti socio-economici; approfondimenti tematici. Chiudono il sussidio le schede regionali e provinciali sui dati principali e una carrellata di tabelle quanti-qualitative.

“Descrivere semplicemente l’emigrazione – scrive mons. Saviola Direttore Generale della Fondazione Migrantes - è tutt’altro che un compito banale, perché questa realtà sfugge per lo più al gran pubblico, non solo per quanto riguarda il passato ma anche relativamente al presente e al futuro: tra gli stessi addetti ai lavori si riscontrano incertezze quando si tratta di inquadrare cosa significhi il concetto di “italianità” nel mondo e il fatto di essere italiani (tanto più se nati all’estero) in altri paesi”.

Il Rapporto Migrantes – pubblicato dalle edizioni IDOS – nasce come manuale da consultare ma anche come sussidio per la sensibilizzazione al fine di favorire una migliore conoscenza dell’emigrazione italiana e fornire i dati statistici più aggiornati altrimenti difficilmente reperibili.

Necessità di una politica migratoria rinnovata: emigrazione e immigrazione fanno parte dello stesso “pacchetto”.

E’ indubbio che per un organismo pastorale come la Fondazione Migrantes l’interesse all’emigrazione rivesta nelle motivazioni di fondo implicazioni religiose, che hanno un impatto sulla vita sociale e impongono di compiere un cammino insieme a tanti altri - è detto nella scheda di sintesi del Rapporto -. La Chiesa si occupa del settore non solo per garantire l’assistenza spirituale, da assicurare attraverso le Missioni cattoliche italiane e il collegamento con le strutture diocesane locali, ma anche per il significato stesso dell’emigrazione.

Per un cristiano la partenza da un contesto conosciuto alla ricerca di una realtà più promettente è come la parabola dell’intera esistenza umana, un’esperienza ricca di significato, ma protesa verso orizzonti più alti. Proprio per questo motivo la Chiesa raccomanda un atteggiamento di disponibilità e solidarietà nei confronti di tutte le persone coinvolte nella mobilità, non solo gli italiani che vanno all’estero ma anche gli stranieri che vengono in Italia. “Emigrazione” e “immigrazione” fanno parte dello stesso “pacchetto” e in entrambi i casi l’integrazione è un obiettivo irrinunciabile.

Emigrazione e immigrazione sono anche un indispensabile supporto per il futuro dell’Italia in un mondo globalizzato. Gli italiani, che vivono direttamente nei paesi esteri, e gli immigrati, che hanno i loro parenti e le loro conoscenze nei paesi di origine, possono essere valorizzati come una vera e propria rete in grado di aiutare l’Italia sulle vie del progresso economico e del commercio mondiale. Attenzione, assistenza, promozione: queste sono alcune parole chiavi che guidano alla lettura del Rapporto Migrantes 2008. (Inform)

Presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo 2008

Gli interventi sui dati emersi dalla pubblicazione redatta dalla Fondazione Migrantes. Mons. Saviola (direttore generale Migrantes): “L’emigrazione non è un appendice del passato, ma una realtà vivente con cui instaurare nuovi e rinnovati legami”. Le conclusioni affidate a Carla Zuppetti direttore generale per gli Italiani nel mondo del Mae e all’on. Narducci, vice presidente della Commissione Affari Esteri della Camera

ROMA – “Un’operazione di recupero di quella che è la realtà degli italiani all’estero, di coinvolgimento da parte di istituzioni pubbliche e della società nei confronti dell’esperienza di questi connazionali e di messa in luce della rilevanza del loro contributo in vista della costruzione del nostro futuro”. Così definisce lo spirito che ha ispirato la pubblicazione del terzo Rapporto Italiani nel Mondo (2008) Franco Pittau, coordinatore dei redattori di Caritas/Migrantes, aprendo la presentazione del volume curato dalla Fondazione questa mattina a Roma. Il Rapporto anche in quest’occasione offre dati e cifre statistiche utili a comprendere le caratteristiche dell’universo dei connazionali nel mondo “cercando di andare in profondità – sottolinea Pittau – sia per recuperare rispetto alle belle parole sulla nostra emigrazione che spesso non hanno avuto seguito, sia per proporre spunti operativi di intervento concreto”.

“Tra gli italiani all’estero e l’Italia è andata consolidandosi nel corso degli anni una frattura – ha detto mons. Piergiorgio Saviola, direttore generale della Fondazione Migrantes – che né gli organismi rappresentativi come Comites e Cgie e neppure il voto all’estero hanno colmato. Il Rapporto intende proprio contribuire a superare tale divario: la promozione della sua diffusione e del dibattito intorno ad esso che ci proponiamo di innescare in Italia e all’estero contribuirà allo stesso obiettivo. L’emigrazione non è un appendice del passato, ma una realtà vivente con cui instaurare nuovi e rinnovati legami”.

Nel merito del Rapporto e dei dati in esso emersi si è soffermato l’intervento di Delfina Licata, capo redattore della pubblicazione, che ha rimarcato come “l’estrema varietà degli argomenti trattati rispecchi la pluralità delle forme dell’emigrazione italiana. I dati sui connazionali all’estero – ha proseguito – sono molto meno variabili di quelli relativi all’immigrazione in Italia, quindi il nostro compito di anno in anno è di mettere a fuoco aspetti diversi capaci di dare corpo ai numeri e di aiutarci a scoprire cosa essi contengano al loro interno”. Tra i temi centrali in questa terza edizione: il profilo degli anziani italiani (1 su 5 tra i residenti all’estero supera i 65 anni di età) “persone spesso in difficoltà e a cui dobbiamo riconoscenza e riconoscimento – ha aggiunto Licata – per il contributo che essi, avendo vissuto l’emigrazione sulla loro pelle, possono dare nel comprendere le dinamiche migratorie del presente”; e i giovani, sia quelli nati all’estero (il 54% degli italiani all’estero ossia 2.013.000 hanno meno di 35 anni), che desiderano mantenere un legame spesso simbolico con l’Italia, sia coloro che sono costretti ed emigrare ancora oggi, specie i laureati, se dopo la fine del percorso di studi non trovano un lavoro rispondente alle aspettative.

Don Michele Morando, direttore della Pastorale per gli italiani nel mondo, ha sottolineato la necessità di un cambio di prospettiva per superare la crisi del Paese, a cui gli emigrati per primi, costantemente interpellati dal cambiamento e insieme dalla necessità di mantenere le proprie radici e il proprio senso di appartenenza, possono contribuire. “Oggi sembra quasi che l’emigrazione costituisca una miniera in cui non siamo stati capaci di scavare a fondo per scoprirvi la ricchezza – ha detto Don Morando – preferendo trincerarci nella paura. E’ indispensabile uno sguardo che sappia abbracciare la storia per affrontare in una logica corretta i problemi: gli emigrati di ieri sono gli immigrati di oggi e non possiamo coniugare l’apertura nei confronti dei primi con la chiusura ai secondi”.

Mentre Adelina Miranda, docente all’Università di Parigi, ha rimarcato come anche dal punto di vista francese il campo migratorio costituisca una realtà multiforme - segnata da successi ed insuccessi, ritorni ma anche, talvolta, oblio della terra di origine -, Lorenzo Murgia, vice presidente vicario del Consiglio dei Toscani all’estero ha offerto una panoramica dell’impegno regionale nei confronti degli emigrati. “Nonostante gli sforzi fatti sino ad ora – ha detto Murgia – sono necessari un maggior coordinamento e una sinergia di tutte le Regioni e dello Stato in materia di politiche migratorie. Dobbiamo fare in modo che  si attivi un impegno complementare con il Cgie e il Mae, invece che una presunta competizione nei ruoli”.

Murgia ha ricordato, inoltre, l’importanza della prossima Conferenza dei giovani italiani e di origine italiana nel mondo in programma dal 10 al 12 dicembre prossimi a Roma. Ha rilevato però una carenza di protagonismo regionale nella sua organizzazione. “La Regioni sono state invitate a parteciparvi inviando dei delegati, - ha puntualizzato Murgia – e non come una rappresentanza interna alla Conferenza”.

Carla Zuppetti, direttore generale per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie del Mae, ha rimarcato come il ministero “si consideri un compagno di viaggio della Fondazione Migrantes nell’impresa di approfondimento relativa alla realtà dei connazionali all’estero. Il termine emigrato e immigrato si riferiscono alla stessa persona da punti di vista diversi e ciò è illuminante di come le politiche migratorie debbano tenere insieme aspetti indissolubili anche se estremamente complessi di questa realtà”. Il direttore generale del Mae ha ricordato poi come la Conferenza dei giovani sia stata fortemente voluta del Cgie “che è un organismo rappresentativo eletto da Comites e da associazioni. Il comitato organizzatore dell’evento – ha aggiunto Carla Zuppetti - ha tenuto conto quindi delle attività preparatorie che si sono svolte in questi ultimi due anni nei diversi Continenti e non ha operato le scelta dei delegati alla Conferenza. Essa viene effettuata piuttosto dagli organismi di base per cui non si può dire che le Regioni ne siano state in qualche modo escluse”.

Ha concluso la presentazione Franco Narducci, vice presidente della Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati, ricordando l’importanza del Rapporto quale strumento fondamentale per la politiche rivolte agli italiani all’estero. “Vorrei che la pubblicazione venisse inviata ad alcuni giornali che sembrano avere in antipatia i nostri connazionali nel mondo. L’emigrazione italiana – ha aggiunto Narducci – non è un monumento al passato, ma una realtà vivente a cui va dedicata la giusta attenzione. Se vogliamo considerare costi e benefici per il nostro Paese del fenomeno migratorio, i tagli alle risorse - come quelle per amministrare le anagrafi consolari e gestire l’allineamento con l’Aire o per l’assistenza sociale, specie per gli indigenti ultra 65enni, - non sono in alcun modo giustificati. Si calcola per esempio che gli italiani rientrati in Italia percepiscano delle pensioni dai Paesi europei che ammonta ad un totale di circa 4 miliardi di euro, una nuova forma di rimesse. Una somma che non giustifica la scure sulle risorse utili ad una politica adeguatamente rivolta ad essi, capace di tener conto anche dell’investimento strategico in termini di cultura che da tempo auspichiamo raggiunga quello messo in campo dagli altri Paesi europei, a volte con un passato migratorio non paragonabile al nostro”.

Narducci ha poi rimarcato come il sistema Paese debba farsi carico di un investimento nelle giovani generazioni che sempre più spesso oggi, specie se con alti livelli di specializzazione, preferiscono emigrare all’estero per trovare lavoro e remunerazioni adeguate. “Occorre rilanciare l’associazionismo italiano all’estero perché le sfide non possono essere vinte dai tavoli della politica – ha concluso Narducci – e spiace il ruolo marginale che esso ha avuto nell’organizzazione della Conferenza dei giovani di dicembre, proprio perché spesso sono state le associazioni impegnate in prima linea a porsi il problema del coinvolgimento dei ragazzi e del ricambio generazionale”. (Viviana Pansa – Inform)

2. ITALIANI ALL’ESTERO

Dal Rapporto Italiani nel Mondo 2008 della Migrantes i mille volti di una comunità integrata e protesa verso il futuro

Pittau (Caritas/Migrantes): “Abbiamo realizzato una fotografia ancora più precisa dei connazionali nel mondo che rappresentano per l’Italia un’opportunità di rinnovamento”

ROMA- “Quella degli italiani all’estero è una realtà complessa, molto articolata, diversa da quella che noi pensiamo e protesa verso il futuro. E’ diversa perché è composta per la maggior parte da giovani: due milioni di nostri connazionali all’estero sono sotto i 35 anni, quindi quello che conta per loro è il futuro. In questo contesto non mancano poi gli anziani che dobbiamo assistere. L’altra cosa che colpisce è che un terzo di questi italiani sono nati all’estero. Quindi se vogliamo che siano legati all’Italia dobbiamo fare proposte molto concrete, perché altrimenti a così grande distanza le parole rischiano di perdere la loro efficacia”. E’ questa la lettura che Franco Pittau, coordinatore dei redattori Caritas/Migrantes, fa dei dati che emergono dalla terza edizione del Rapporto Italiani nel Mondo che è stato presentato oggi a Roma. La ricerca, promossa dalla Fondazione Migrantes, dal 2006 viene pubblicata dalla casa editrice Idos.

“La Migrantes - ha aggiunto Pittau - pensa che la realtà delle nostre comunità nel mondo rappresenti per l’Italia, che sta vivendo un momento di difficoltà, un’occasione di rinnovamento. Perché chi vive all’estero si è già rinnovato, quindi dagli italiani nel mondo giungono molti stimoli che purtroppo finora non abbiamo raccolto. Rispetto alle scorse edizioni del Rapporto è aumentato il numero degli italiani all’estero registrati nell’Aire, ve ne sono almeno 150.000 iscritti ex novo, ed abbiamo ottenuto una fotografia più precisa dei nostri connazionali e dei loro territori di residenza. E’ stata ad esempio approfondito le realtà di paesi come il Canada e la Francia. Per quanto riguarda le nuove generazioni - ha concluso Pittau - l’indagine ha mostrato quanto questi giovani siano concreti. Molte volte noi parliamo di italianità, ma questo rischia di non dire niente se noi non mettiamo all’interno di questo contenitore elementi importanti come la formazione professionale, il perfezionamento universitario, gli scambi culturali, gli accordi aziendali e le dimensioni commerciali. Aspetti su cui le politiche italiane sono ancora poco efficaci”.

L’edizione 2008 del Rapporto Migrantes è composta da oltre 500 pagine, 50 capitoli e da numerose tabelle statistiche poste nelle ultime pagine della pubblicazione. Il volume è suddiviso in varie parti. Nella prima sezione “Flussi e presenze tra storia e attualità” vengono approfonditi  aspetti socio demografici, la presenza delle donne in emigrazione e le diaspore regionali della Sicilia, della Calabria, del Friuli Venezia Giulia e dell’Alto Adige/Sud Tirolo.

La seconda sezione è dedicata agli “Aspetti socio-culturali e religiosi”. In questa parte il lettore potrà trovare informazioni sui giovani italiani all’estero, sull’emigrazione di élite dei neo laureati italiani e degli studenti universitari, sulla diffusione della lingua italiana nel mondo, sulla stampa specializzata, sulle proposte televisive per i nostri emigrati e alcune riflessioni sulla pastorale per le comunità all’estero.

Rimesse, anziani, associazionismo, voto all’estero e formazione sono invece i temi affrontati nella terza parte del rapporto che analizza gli aspetti socio economici. Ancora più variegati gli approfondimenti tematici dell’ultima sezione. Si va dai capitoli dedicati ad alcuni paesi di residenza, Francia, Spagna, Canada, Svizzera, per arrivare agli approfondimenti sul rapporto dell’emigrazione italiana con la pittura, la scultura, il vino, il cinema e la musica. In questa parte troviamo inoltre notizie sul lavoro di cura svolto dalle religiose in favore degli italiani all’estero, sui docenti d’italiano che lavorano nel mondo e sulla realtà dei nostri detenuti trattenuti in carceri straniere.

Per quanto riguarda i numeri, dal Rapporto emerge come a tutt’oggi gli italiani all’estero con diritto di voto siano 3.734.428, un numero che più o meno eguaglia quello degli stranieri presenti in Italia. Più di un terzo dei nostri connazionali è nato all’estero e il 2% ha acquisito la cittadinanza. Circa la metà della popolazione emigrata è costituita da donne (1.867.214), mentre gli oriundi sono almeno 60 milioni. Il paese con più emigrati è la Germania (600.000) che viene seguita a poca distanza da Argentina e Svizzera dove risiedono rispettivamente più di 500.000 connazionali.

Numerosi gli italiani anche in Francia, Belgio, Brasile, Regno Unito, Canada e Australia dove le comunità superano le 100.000 unità . L’Europa è il primo continente d’accoglienza (56,7%). A primeggiare fra le regioni italiane per numero d’emigrati è la Sicilia con oltre 600 mila residenti all’estero.

Il 53% dei nostri connazionali all’estero non sono sposati, il 39% hanno invece contratto matrimonio, mentre 3 emigrati su 100 sono vedovi. 687.433 gli over 65, in pratica un ogni cinque italiani residenti all’estero, mentre sono circa due milioni i connazionali con meno di 35 anni, di questi almeno 600.000 i minorenni. Per quanto riguarda invece le altre fasce di età, 860.000 sono fra i 18 ed i 24 anni (23%), 547.000 tra i 25 ed i 34 anni (27%).

Fra i numerosi approfondimenti contenuti nel Rapporto va ricordata l’indagine, realizzata su un campione di 500 connazionali nel mondo dalla Migrantes insieme ai patronati Acli, Epasa, Inas e Sias, da cui si evince come la lunga permanenza all’estero degli italiani abbia migliorato le loro condizioni di vita. Gli intervistati hanno casa di proprietà, trascorrono le vacanze in Italia e frequentano la chiesa, ed allontanato da loro l’idea del rientro in patria.

Da segnalare anche il capitolo sulla diffusione della nostra lingua che evidenzia come a tutt’oggi oltre 650.000 persone nel mondo studino l’italiano, per interessi professionali e culturali. Analizzata anche la presenza delle nostre aziende edili all’estero. Imprese che nel 2006 hanno aperto oltre 500 cantieri in 75 paesi del mondo, dando lavoro a 45.000 addetti. (Goffredo Morgia - Inform)

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