ROMA – Se la crescita interna ristagna, un bilancio più roseo per l’economia italiana lo tracciano le cifre del commercio estero e delle attività internazionali delle nostre imprese citate stamani nel corso della presentazione del rapporto dell’Istituto per il Commercio Estero al Teatro Capranica di Roma.
Il resoconto, insieme ai dati raccolti nell’Annuario statistico Istat per il 2007, conferma l’andamento positivo sia delle importazioni (+4,4%) che delle esportazioni (+8%) per l’Italia, tendenza espansiva ribadita anche per i primi mesi del 2008 (esportazioni + 8,7%; importazioni + 7,5%).
“Rispetto al 2007, i dati del 2008 segneranno un ampliamento del deficit della bilancia commerciale dovuto al rincaro del petrolio – ha puntualizzato il presidente dell’Istat, Luigi Biggeri, esponendo i dati raccolti dall’Annuario – tuttavia il nostro Prodotto interno lordo non crescerebbe se non fosse influenzato da questa performance importante delle aziende italiane”.
L’incremento degli scambi commerciali è dovuto in linea principale ai rapporti con i Paesi extra UE, mentre larga parte del fatturato riconducibile ad essi è dovuto ad una piccola parte di aziende: 197.000 sono gli operatori attivi nell’export per il 2007, di cui 117.000 i microesportatori (con un fatturato che si aggira sui 75.000 euro), mentre 3.500 operatori fatturano 15 milioni di euro con le esportazioni. Il 43,3% delle aziende esportatrici opera in un solo mercato, mentre il 15,5% su 10 o più sbocchi commerciali.
“Tra le caratteristiche dell’export che coinvolge le aziende italiane vi è il contenimento dei prezzi, specie verso in Paesi extra UE – ha aggiunto Biggeri – nei confronti dei quali il nostro Paese ha una spinta maggiore che i nostri vicini europei. Il commercio estero rappresenta ad oggi l’unica vera trainante del quadro economico italiano”.
Nel 2007 poi il 13% delle aziende italiane ha avviato processi di internazionalizzazione sia per raggiungere nuovi mercati che per trasferire attività e ridurre i costi, mentre il 7% degli occupati italiani lavora invece per imprese a controllo estero, la cui caratteristica principale è l’alto investimento in ricerca e sviluppo (il 25,2% degli investimenti da esse operati).
Anche Giorgia Giovanetti, dell’Università degli Studi di Firenze, presentando il Rapporto Ice 2007-2008 ha richiamato l’attenzione sul trend positivo del 2007, pur focalizzando le dinamiche che indicano un diverso sviluppo per il 2008: “l’aumento del costo del petrolio inciderà pesantemente sui dati dell’anno in corso, - ha detto - così come la crisi americana, che ha causato una contrazione della domanda e dei consumi negli Usa, e la debolezza del dollaro rispetto alla valuta europea”. Crescono comunque, nel 2007, gli scambi di servizi dall’Italia (+17%) e delle merci (+15%), specie verso i Paesi emergenti in forte crescita, come la Russia.
I Paesi che esportano di più nel mondo sono Germania, Cina, Stati Uniti, Giappone, Francia, Paesi Bassi e, al settimo posto, l’Italia, davanti al Regno Unito. Il nostro Paese esporta di più in Germania, Francia e Spagna, che nel 2007 ha superato in questa classifica gli Stati Uniti, divenuti il nostro quarto partner commerciale.
Per Umberto Vattani, presidente dell’Ice, “i dati fanno emergere nuove esigenze e modalità di intervento e sostegno per le aziende italiane che guardano verso l’estero, a cui l’Istituto e il governo si dispongono a rispondere”.
“Da un lato – ha aggiunto Vattani – occorre una maggiore attenzione verso gli investimenti italiani all’estero e esteri in Italia, dall’altro emerge la necessità di saper vagliare per tempo e assistere le nostre imprese a cogliere le possibilità messe in campo dalle commesse pubbliche nel mondo”. Egli pensa quindi all’allestimento di servizi ad alto valore aggiunto, “capaci non solo di seguire e promuovere la partecipazione alle fiere internazionali, ma anche di assistere gli imprenditori che vogliano creare una rete di distribuzione all’estero o di impianti industriali”.
“Il nostro Paese più espandersi economicamente all’estero ma per farlo con successo occorre un coordinamento capace di coinvolgere pubblico e privato – ha aggiunto Vattani, insistendo anche sull’impegno nella protezione del made in Italy su cui 14 desk recentemente aperti dall’Ice all’estero stanno già intervenendo.
Adolfo Urso, sottosegretario allo Sviluppo economico, ha sottolineato come la forza dell’euro possa trasformarsi in presupposto positivo per il commercio con l’estero, specie per l’avvio di investimenti, ricordando che “la strada della qualità è quella che porta al successo le imprese italiane, piuttosto che la mera delocalizzazione per l’abbassamento dei prezzi”.
“Oltre ad una spinta alle nostre imprese per un più deciso avvio degli investimenti all’estero occorre un intervento altrettanto deciso sulle regole del commercio mondiale – ha aggiunto Urso, ricordando lo sguardo del governo rivolto alla riunione del Wto a Ginevra in programma per la prossima settimana, di cui si spera giunga un’equa apertura dei mercati “necessaria per l’internazionalizzazione”.
Tra gli impegni del governo anche un pacchetto di norme dedicate al commercio estero delle imprese, inserite nella manovra economica: un testo unico sullo scambio internazionale, una riforma degli enti preposti all’assistenza delle imprese che si proiettano sui mercati mondiali, una cabina di regia per coordinare gli interventi in materia.
Lo ha definito “un piano straordinario di intervento per l’internazionalizzazione” il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, concludendo la mattinata. “20 dei 35 milioni di euro riservati al commercio estero da qui sino al 2009 saranno dedicati al made in Italy – ha spiegato il ministro – con un programma che sarà concordato nelle prossime settimane raccogliendo le istanze di imprenditori e delle organizzazioni di categoria, pensato quindi sulle esigenze delle imprese”.
“L’intervento del governo agirà su alcune priorità utili al rilancio della crescita e della competitività delle imprese sul fronte interno – ha aggiunto Scajola - e sul quadro di normative internazionali che chiuderanno i negoziati di Doha. Appoggeremo un accordo solo a condizione che sia ambizioso e rispettoso del principio di reciprocità, capace di distribuire benefici a tutti coloro che lo sottoscrivono”. “Continueremo – ha concluso il ministro – a puntare sull’attività dell’Ice a sostegno delle imprese, in un quadro di cooperazione, semplificazione ed efficienza capace di presentare l’Italia ai mercati esteri quale soggetto unitario, capace come tale di dialogare in modo autorevole e incisivo”. (Viviana Pansa –Inform)
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