Da “Reporter”, sito dei giovani emiliano romagnoli nel mondo
CORDOBA -L`Italiano non va perduto né rimosso dalla cultura dei discendenti degli italiani all`estero. Come ha detto la nostra presidente della consulta Silvia Bartolini “ è una battaglia alla quale dedicheremo un seminario all’interno della prossima consulta prevista a Ravenna in ottobre 2008”.
La divulgazione della lingua e della cultura italiana nel mondo e’ cruciale per le numerose comunitá italiane all’estero ed, allo stesso tempo e’ problematica poiché vivere questa cultura e lingua nel paese natale e molto spesso una questione complessa e difficile.
Si considera che sparsi nei cinque continenti ci sono circa 60 milioni di italiani. Il 70 per cento dei nostri connazionali non è nato in Italia e solo il 36 per cento parla correntemente italiano.
Cercare le ragioni di queste falle nel passaggio intergenerazionale, sarebbe una proposta da tenere a conto. A punto di scrivere la storia dell`emigrazione, a partire da nostri nonni che lasciarono un giorno lidi conosciuti, e la storia dei loro discendenti che soggetti a un processo d`integrazione pressoché inarrestabile, fanno ormai parte di una nuova società, nel cui contesto la lingua italiana non é la lingua della comunicazione quotidiana e tanto meno quella del lavoro.
Nel contesto della cultura di cui fanno parte i discendenti degli emigranti rimane pochissimo spazio per la preservazione della lingua italiana. Così si spiegano le ragioni per le quali questi discendenti ne siamo a volte cosi alieni.
Tuttavia, cultori della lingua italiana ve ne saranno sempre, siano essi i nostri discendenti o altri. In tutti i paesi del mondo, vi sono scuole di lingue che introducono gli studenti a culture diverse. Perciò vi saranno sempre persone interessate a studiare e a parlare l’italiano, e a deliziarsi con la cultura che non è seconda a nessuna e questo continuerà anche quando noi e la nostra seconda o terza generazione saranno scomparse.
Non si potrà mai negare il futuro brillante che hanno garantito gli emigrati, ai loro discendenti. Questi non parleranno italiano, ma i loro nomi italiani compaiono nelle liste dei dirigenti, d`impresa, dei professionisti, dei rappresentanti politici che legiferano nei vari parlamenti e consigli locali, federali, provinciali, municipali, ecc. E sono nomi che non negano la loro origine italiana. (Josè Maximiliano Alberghini*- http://www.regione.emilia-romagna.it/reporter/ Inform)
* Membro della sottocommissione dei giovani emiliano-romagnoli di Cordoba
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