30 de diciembre de 2008

IN RICORDO DI GAETANO BAFILE

 

L'onoreficenza e il premio consegnatogli dal Ministro Mirko Tremaglia arrivò a suggellare una carriera lunga cinquanta anni. Ma seppur gradito, il riconoscimento -consegnatogli nello splendido scenario dell'Altare della Patria- non potrà mai riassumere per intero l'intensa vita giornalistica di un uomo che tanti anni fa decise di offrire alla comunità italiana del Venezuela un giornale per trasmettere informazione italiana. Ma Gaetano Bafile non si ferma ai ricordi. Anche ora che può vantare una figlia (Mariza) seduta nel Parlamento italiano ed eletta tra gli italiani nel Mondo. Troppo lavoro ancora da fare, troppe questioni ancora da risolvere e tanta paura per il suo amato Venezuela, da anni in bilico sull'orlo del baratro, con una comunità sempre più in difficoltà. Gaetano Bafile in effetti potrebbe fondersi in un tutt'uno con la sua "Voce d'Italia", uno dei quattro quotidiani che accompagnano la vita degli italiani nel Mondo perché di questo giornale é il fondatore. Oggi ha 80 anni ed é dotato di una grande capacità narrativa. Eppure anche lui ha avuto il suo grande momento di emozione, quando l'11 luglio ha ricevuto il "Premio per gli Italiani nel Mondo" dalle mani del ministro Mirko Tremaglia. Un riconoscimento meritato per una testata che a dicembre del 2003 aveva compiuto cinquanta anni e che segue un altro prestigiosto riconoscimento: quello conferitogli, primo cittadino italiano, con l'Orden del Libertador, la più alta onorificenza concessa dal governo venezuelano."Ma sono orgoglioso - afferma tranquillo l'editore - anche del riconoscimento datomi dall'Università centrale del Venezuela che in me ha voluto vedere il simbolo della lotta per l'integrazione italiana e dell'affermazione professionale. E' un premio che io custodisco in nome di tutti gli italiani che hanno lasciato le loro tracce in questa terra."Nato all'Aquila nel 1924, Gaetano Bafile era figlio di Aurelio (costruttore che da giovane era emigrato in Francia e che a Marsiglia conobbe la moglie, figlia di emigranti italiani) e di Maria Antonietta; egli rappresenta effettivamente la summa di un itinerario migrante che ha caratterizzato il paese di Simon Bolivar. Impegnato in prima persona nella lotta antifascista, da giovane egli riuscì a sfuggire all'impiccagione e dopo la fine della guerra decise di attraversare l'Oceano per tentare la fortuna in Venezuela. Avrebbe seguito una delle correnti che portarono gli italiani di un paese distrutto dalla guerra verso il Canada, l'Argentina, l'Australia e i paesi europei (Svizzera, Belgio e Germania su tutti). Gaetano Bafile non giunse però nella terra sudamericano con la valigia di cartone. Redattore presso il Messaggero, vinse un premio giornalistico consistente in un viaggio a Caracas per conoscere le nuove realtà economiche e politiche del Sudamerica."Mi fermai a Caracas - ricorda oggi - e rimasi affascinato dalla repentina trasformazione di una piccola cittadina in quella che oggi è una metropoli. Ho vissuto in prima persona l'ascesa del progresso e della modernità coinvolgendo tutta la mia emotività."Avendo in tasca l'esperienza di giornalista, Bafile decise di sfruttarla puntando i suoi pochi guadagni su un quotidiano per la comunità italiana. Concepì il foglio come un aiuto pratico ai tanti connazionali, e come sostegno per i tanti emigranti che scendevano dai piroscafi senza molti punti di riferimento. Le copie del giornale divennero una presenza costante sulle banchine portuali, e aiutarono a creare quel legame di solidarietà che avrebbe tenuto uniti la comunità peninsulare.Impegnato spasmodicamente nelle sue attività, Gaetano Bafile decise di non lasciare il paese e chiese alla futura moglie, Iolanda, di raggiungerlo a Caracas. Il giornale cresceva intanto, raggiungendo la quota di 30mila copie giornaliera e con grandi possibilità di ulteriore crescita.La storia del giornalista editore non sarebbe cambiata negli anni venturi e il giornale si sarebbe distinto per numerose battaglie sociali nonché per la risoluzione di diversi casi di cronaca nera.Ho due ricordi eccezionali nel mio cuore - spiega Bafile - e sono entrambi legati a due nomi della letteratura. Da giovane infatti ebbi la fortuna di avere un professore letterato che conosceva D'Annunzio. Io gli sottoposi le mie poesie che lui fece leggere in una sera d'inverno al poeta capitato per caso nella sua abitazione. Ero presente perché mi ero offerto di portare la legna per il riscaldamento e le sue parole di incoraggiamento per le mie qualità letterario mi accompagnano da sempre. L'altro onore che mi è toccata riguarda invece Gabriel Garcia Marquez. Lui volle farmi dono della sua prefazione al mio libro "Inchiesta a Caracas", incentrato sulle tragiche scomparse di 14 italiani nel 1955."Il libro, uscito per le edizioni Sellerio, ripercorse gli intricati eventi che ruotarono intorno a un presunto complotto ai danni del dittatore Pérez Jimenéz, e trovò in Marquez un entusiasta presentatore.Altrettanto intenso il volume "Passaporto Verde" che raccoglie storie di emigrati apparse negli anni sul giornale e riorganizzate organicamente dalla figlia Marisa.Sono proprio Marisa e Mauro gli altri punti fondamentali di una vita che l'aquilano ha vissuto sempre con la passione per il giornalismo. La volontà di proseguire il lavoro paterno e di assumere la direzione del giornale rappresentano infatti l'ultimo tassello di un orgoglio e della consapevolezza di aver dato un punto di riferimento ai tanti connazionali. Oggi più che mai. In un'epoca nella quale la crisi attanaglia fortemente le migliaia di italiani, spingendoli spesso sulla soglia dell'indigenza, la "Voce d'Italia" è ancora in prima linea, con le sue denunce e le sue battaglie in favore di chi non ha voce e di chi continua a mantenere alto il nome dell'Italia.

Generoso D'Agnese | News ITALIA PRESS

 

Cordoglio della Filef per la scomparsa di Gaetano Bafile

ROMA - La FILEF esprime “il più vivo cordoglio” per la scomparsa di Gaetano Bafile, fondatore e direttore del quotidiano in Venezuela “La Voce d’Italia”. Bafile, è stato, ricordano dalla Filef, “un uomo che ha contribuito come pochi altri a scrivere la storia dell'emigrazione italiana nel mondo e a tutelarne la memoria con competenza e rigore”.

Alla moglie e ai figli Mariza e Mauro la Filef esprime “vicinanza in questo doloroso momento nella convinzione che sapranno proseguirne il grande lavoro di libera e indipendente informazione svolta per tanti anni dal suo giornale La Voce d'Italia”. (Inform)

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