11 de enero de 2011

Console Generale a Caracas Giovanni Davoli: “I nostri connazionali non verranno abbandonati”

phpimage CARACAS 20/12/2010– Il console generale, Giovanni Davoli, conversa con la Voce d’Italia e illustra le prossime sfide da affrontare alla luce delle conseguenze derivanti dai tagli operati sul capitolo di spesa per gli italiani all’estero.

Ieri era semplicemente un timore, uno dei tanti. Oggi, purtroppo, è diventata una certezza. Ma, a ben pensarci, non ci si poteva aspettare altro. Dopotutto, era da ingenui sperare che i tagli al capitolo di spese che interessano noi, italiani all’estero, potessero non avere affetti indesiderati. Ed infatti, così è stato.

A soffrirne le conseguenze, come sempre accade, è stato il ceto meno abbiente; i connazionali che meno hanno e, proprio per questo, i più esposti e i più indifesi. La scure, come informato con un comunicato affidato alle pagine della ‘Voce’, è caduta sulle ‘Polizze-Rescarven’. Queste, per ben 800 pionieri che non hanno avuto fortuna nella vita, rappresentavano un salvagente a cui afferrarsi nell’autunno della loro magra esistenza. Ma le conseguenze potrebbero essere ancor più gravi. Infatti, non si sa tuttora quale sarà il budget assegnato al nostro Consolato. O, ad essere più espliciti, quale sarà l’entità dei tagli cui questo sarà soggetto. Quindi, non si conosce neanche la somma di cui il Consolato Generale disporrà effettivamente per l’assistenza ai connazionali bisognosi. Di questo, e non solo, abbiamo parlato con il Console Generale, Giovanni Davoli. Dalla lunga conversazione, traspaiono preoccupazione, inquietudine e consapevolezza delle difficoltà che dovranno essere affrontate. Ma non solo. Emergono anche ottimismo e, soprattutto, fiducia nella solidarietà che la nostra Collettività, già in passato, ha saputo esprimere.

- Il Ministero degli Esteri ha dovuto decidere di chiudere questa esperienza; di non rinnovare il prossimo anno le ‘Polizze-Rescarven’. E’ un provvedimento, questo, deciso per mancanza di fondi. I tagli sono stati tali che sarebbe stato irrealistico, controproducente insistere su questo strumento. Si sarebbe dovuto tagliare ulteriormente la copertura delle polizze e ridurre il numero degli assicurati. Si è pensato, allora, di impiegare diversamente il denaro che ci verrà assegnato, la cui somma non conosciamo ancora. E’ chiaro – prosegue - che dovremo trovare strumenti alternativi. Ho consultato gli esponenti della collettività. Ci siamo riuniti, era presente anche l’Ambasciatore Luigi Maccotta, con i membri dell’Intercomites. La nostra idea, per il momento, è quella di creare fondi amministrati. Mi spiego meglio. Il Consolato Generale stipula uno, due o tre contratti con società che offrono piani di salute e che operano anche nell’ambito farmaceutico. Il connazionale, di cui il Consolato certificherà lo stato di indigenza, riceverà una tessera o una lettera. Queste gli permetteranno di rivolgersi alle società con cui abbiamo concluso accordi. Le spese saranno a carico del Consolato.

Il console Davoli, quindi, assicura che, sebbene con altre modalità, il connazionale continuerà a ricevere assistenza sanitaria e medicine. E, sottolinea: - Nessuno ha intenzione di abbandonare gli 800 connazionali assicurati da Rescarven. - Il Consolato si farà carico di tutto?

- Sì – conferma -. Chiaramente, al momento della firma degli accordi verrà dato un anticipo che permetterà di ottenere prezzi scontati. Insomma, le condizioni più vantaggiose.

Ammette che il ‘progetto’, affinché il denaro risulti sufficiente, dovrà essere amministrato con diligenza e oculatezza. E, comunque, spiega che tutto dipenderà “da quanti soldi riceveremo”. - Credo nell’azione delle associazioni – aggiunge –. Le ho sempre sostenute. Con l’aiuto e lo stimolo del Consolato, qui a Caracas, sono stati creati l’ambulatorio campano e quello del Centro Italiano Venezolano. Sono due realtà alle quali i nostri connazionali possono rivolgersi per avere cure ambulatorie a prezzi scontati e, se necessario, senza alcun costo. Sono realtà utilissime. E vanno usate. Ho fatto questi esempi ma potrei farne altri in altre città. Sono queste le iniziative in cui credo.

- Qual è la situazione attuale? E’ cresciuta la richiesta di aiuti? Scuote il capo affermativamente. E, dopo una breve pausa, risponde: - Forse è diminuito il numero degli assistiti ma non quello degli italiani in difficoltà.

E spiega: - La riduzione del numero degli assistiti ubbidisce al volume delle risorse a nostra disposizione. Diminuisce sempre più. Non così le necessità dei connazionali. Queste crescono. Il Venezuela, in questo momento, è un Paese in crisi. E’ questa una realtà che incide negativamente sul tenore di vita dei ceti più deboli. Per quel che riguarda i nostri pensionati, ci dice che i Patronati hanno fatto presente alcuni problemi di cui il Consolato era già al corrente.

- Sono temi su cui stiamo già lavorando – afferma -. Abbiamo circa 6 mila pensionati che ricevono colpi su colpi. E non dipende da noi ma dai venezolani.

- Quando l’on. Merlo venne a Caracas, alcune settimane fa, incontrò i colleghi venezolani e, su suggerimento dei patronati, espose le difficoltà inerenti ad un rigido controllo dei cambi che castiga i nostri pensionati. Naturalmente affrontò anche altri temi, sempre inerenti i nostri lavoratori in pensione. Si disse che ci sarebbero stati altri incontri, questa volta tra deputati dell’Assemblea nazionale e rappresentanti dei patronati. Cosa è stato fatto?

- Le difficoltà di coloro che ricevono una pensione – spiega – hanno origine nella norma legale. Al mio arrivo in Venezuela, chiesi subito di parlarne con Italcambio. Devo dire con assoluta franchezza che non è un problema di facile soluzione. Ma non per questo ci arrendiamo. Forse parlando col governo, esponendo il caso, sarà possibile venire incontro alle esigenze dei connazionali. E’ una priorità sulla quale mi consulto permanentemente. E’ un problema drammatico e capisco le preoccupazioni di chi si rivolge a noi. Ogni città è una realtà a sé. Lo sono anche le problematiche dei connazionali: dipendendo dal luogo in cui vivono e lavorano. Il Console Davoli lo sa bene. Forse anche per questo, nelle ultime settimane e prima delle feste natalizie, si è impegnato in un ‘tour de force’ che gli ha permesso di visitare realtà distinte.

- Ho visitato le città di Porlamar, Valencia, Maracay , Puerto Ordaz e Los Teques – ci dice -. In alcune occasione, ho accompagnato i ‘funzionari itineranti’ incaricati della raccolta di firme e impronte digitali per i passaporti. E, a questo punto, vorrei aprire una parentesi.

Riferisce, senza nascondere la propria soddisfazione, che la raccolta delle impronte digitali nella provincia, mansione delegata ad un ‘funzionario itinerante’, ha avuto un esito inatteso. Un successo, ci confida il console Davoli, riconosciuto anche dal ministero degli Esteri.

- Il nostro, ed un altro consolato che non dico, sono stati quelli che hanno fatto meglio – assicura -. E questo è stato possibile grazie alla ricettività della Collettività ed alla professionalità dei nostri funzionari. Quindi non posso che impegnarmi a ripetere queste esperienze anche il prossimo anno.

Ammette che, dal punto di vista dell’assistenza sociale, questo suo ‘tour de force’ gli ha permesso di conoscere determinate realtà e gli ha offerto l’occasione per incontrare connazionali che gli hanno esposto i loro problemi.

- In generale – precisa -, si conferma grosso modo quanto accade a Caracas. Siamo in presenza di crescenti difficoltà sociali. Il numero di chi ha bisogno di un aiuto è in aumento. Noi dobbiamo dare una risposta. E’ questa la nostra vera sfida. In una intervista precedente – afferma – mi dichiarai ottimista. Ebbene, anche ora lo sono. Certo, non conosciamo l’entità dei tagli al nostro budget. Quindi, neanche le conseguenze. Sostiene che, con le recenti norme di bilancio, si aprono nuove frontiere. Potrà fare appello alla collettività. - Prima non mi era possibile – afferma -. Comunque, darò sfogo alla fantasia ed alla creatività per trovare risorse che mi permettano di aiutare i connazionali che ne hanno veramente bisogno.

Quindi sottolinea che sarà necessario “fare sistema”. E spiega: - Sono convinto che i tanti interventi dei singoli potranno permetterci di creare un ‘sistema di solidarietà’. E questo non può che farlo il Consolato Generale. - Ne avete già parlato con qualcuno? Attorno a questo tavolo di riunione sono stati convocati i rappresentanti del nostro associazionismo?

Sorride e risponde: - Forse, attorno a questo tavolo no. Ma sono mesi che ne parlo un po’ con tutti. Anche nelle riunioni fatte a casa mia. Ci sono stati incontri in cui ho cercato di far capire ai rappresentanti delle nostre associazioni, ai connazionali benestanti, ai professionisti, ai medici che è ora di rimboccarsi le maniche. Non possiamo aspettare che i problemi ci vengano risolti completamente dall’Italia. Dobbiamo produrre una nostra propria solidarietà.

- La risposta? - Fino ad ora abbastanza positiva – conclude -. Non è chiaro di quanto dovrà essere il volume di questa solidarietà. Dipenderà dall’entità del taglio. Sono però convinto che bisogna fare di più, molto di più. E sono sicuro che potremo farlo. Quindi, reitero l’appello. Assieme possiamo trovare il modo migliore per superare questo momento particolarmente difficile.

Un segreto, ma solo a parole

Sequestri. A volte, se ne parla ad alta voce, quando la famiglia della vittima ha il coraggio di denunciare il rapimento della persona amata. Altre, sottovoce perché, comunque, nonostante la discrezione della famiglia della vittima, il sequestro è tra quei segreti condannati a non restare mai tali. Insomma, prendendo in prestito le parole da una delle più belle e note composizioni di Fabrizio de Andrè, è una notizia “che non ha bisogno di alcun giornale come una freccia dall’arco scocca vola veloce di bocca in bocca”. Ed allora, qual è la differenza tra l’uno e l’altra? Enorme, come un baratro. Nel primo caso, sporta la denuncia, l’esperto antisequestro presso la nostra Ambasciata può intervenire. E lo fa consigliando la famiglia su come comportarsi, seguendo gli sviluppi delle indagini della polizia e sollecitando l’interesse delle Forze dell’Ordine locali. Nel secondo, l’esperto ha le mani legate. E la famiglia del rapito solo può sperare nella buona fortuna, in una conclusione a lieto fine di tutta la faccenda. Poca cosa, a dir la verità.

- Credo che il 2008 sia stato l’anno peggiore – ci dice il Console Davoli -; quello in cui si ebbe il maggior numero di connazionali sequestrati. Noi, possiamo aiutare le famiglie dei connazionali che ne sono vittime. E siamo in grado di farlo perché in Ambasciata c’è un ufficio permanente antisequestro; ufficio occupato da un esperto della Polizia di Stato o dei Carabinieri.

- Quindi, nella disgrazia, siamo una collettività privilegiata. - Anche quello è un modo di dirlo... ma sì, in effetti, la nostra è una comunità privilegiata – ammette -. Quando purtroppo un nostro connazionale è vittima di un sequestro, la famiglia può ricevere l’aiuto dell’esperto. Il suo intervento, è proprio il caso di dirlo, ha portato alla soluzione della stragrande maggioranza dei casi...

Dopo un attimo di esitazione, prosegue: - Ma bisogna denunciare l’avvenuto sequestro. Mi rendo perfettamente conto della situazione, del clima che si crea in seno alla famiglia ma, se non si denuncia... l’esperto non può intervenire. Ripeto, la percentuale dei casi risolti grazie all’intervento del nostro agente esperto nella materia è molto alta. Chiaro, siamo coscienti che non c’è mai la totale sicurezza, ma....

La “rivoluzione Brunetta”

L’informatica nella pubblica amministrazione. Una bella trovata. O, forse, la manifestazione di un mondo che cambia e di una amministrazione che, in qualche modo e a dispetto dei tanti disservizi, cerca di svecchiarsi per offrire all’utente una maggiore efficienza. Ma, si sa, le buone intenzioni non sempre sono sufficienti. Ed, allora, vengono a galla tutte le debolezze. E’ quel che sta accadendo alla “rivoluzione-Brunetta”. Spesso, purtroppo, tra il dire e il fare ci passa il mare. Anzi, l’oceano.

- L’informatica nella pubblica amministrazione – sostiene il Console Davoli – è una cosa bellissima. E devo dire che in Consolato ci siamo adattati velocemente, e senza grossi problemi, alle nuove disposizioni. Peccato che altrettanto non sia accaduto in tanti comuni italiani. Spiega che, dopo il caos dei primi mesi, il panorama è oggi decisamente migliorato. Anche così, però, molti comuni sono ancora in affanno.

- Non si sono adeguati alle nuove tecnologie o faticano a farlo – spiega -. Alcuni hanno le infrastrutture ma il personale non sa cosa farne: non sa cosa sia un ‘file’ e tantomeno un allegato e, addirittura, non è capace di aprire un archivio in Pdf. Tutto ciò comporta naturalmente spiacevoli ritardi nel nostro lavoro. La Posta Elettronica Certificata, che tra qualche anno risulterà sicuramente di grande vantaggio, ora è motivo di importanti rallentamenti e disagi.

Ammette che in Consolato vi sono alcuni aspetti di cui andare fieri – leggasi, consegna dei passaporti in poche ore – ed altri, invece, che vanno migliorati, come ad esempio la trasmissione di un atto civile. Ma i ritardi, ci tiene a sottolinearlo, “non sempre dipendono dal Consolato”.

- I motivi – spiega – sono complessi. Innanzitutto, è aumentato il numero degli italiani che fa richiesta di un nostro servizio. D’altronde basta dare uno sguardo all’anagrafe consolare. Oggi gli iscritti sono più di 110 mila. Quando sono arrivato erano 108 mila e qualche anno fa 90 mila. Di pari passo, è aumentato il volume delle richieste di documenti. Ad esempio, quello dei connazionali che consegnano il loro atto di nascita per la registrazione in Consolato. Dall’altra parte, abbiamo avuto una riduzione drastica del personale, soprattutto di quello interinale. Ed infine, e non dipende da noi, vi è la trasmissione dei documenti via e-mail. L’informatica nella pubblica amministrazione, come ho già spiegato, è una cosa bellissima, ma... L’ammodernamento, la messa in pratica della “rivoluzione Brunetta”, è stato una delle prime sfide affrontate dal Console Davoli.

C’e voluto del lavoro, si son fatti dei sacrifici – ci dice soddisfatto – ma in consolato questa rivoluzione è stata portata a buon porto. (20 dicembre 2010/Inform)

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