24 de junio de 2008

A TUTTI I PRESIDENTI DI ASSOCIAZIONI REGIONALI E GIOVANILI, LEGGETE CON ATTENZIONE.

 

ROMA - Soddisfazione e' stata espressa, oggi, dal Comitato di Presidenza, riunito per tre giorni a Roma, alla Farnesina, sulla prima stesura del documento sull'associazionismo italiana all'estero redatto dal Comitato ristretto del Gruppo di lavoro ad hoc, insediato nello scorso mese di maggio.

Un documento di non facile sintesi per l’ampiezza del percorso e l’evoluzione dell’associazionismo, di cui si contano ben 5.944 associazioni,  - nel quadro delle relazioni esistenti tra le istituzioni italiane e la rete associativa all’estero, considerata nelle sue diverse espressioni ed attori - associazioni nazionali, CNE, Comites, CGIE, parlamentari estero, Consulte ed Assessorati regionali d’emigrazione.

Due i caratteri che il documento pone in rilievo:  la pluralità culturale (culturale, sociale, economica e politica) delle presenze (istituzionali italiane ed estere, regionali, comunali…) ed il carattere libero ed autonomo dell’esperienza associativa nel mondo, quale valore fondamentale per il perpetuarsi della dimensione di comunità tra gli italiani e gli oriundi italiani nei diversi continenti e paesi e per la costruzione della loro rappresentanza.

In tale contesto, viene evidenziato l’”impegno solidale” nella promozione dei diritti civili, sociali, culturali e politici delle comunità oltreconfine e la conservazione e promozione dell’italianità, sia pur nell’ambito di relazioni pluriculturali e interculturali, cui si associa la più recente costituzione di associazioni partitiche in collegamento con le forze politiche italiane.

Un associazionismo che intende valorizzare se stesso e le proprie peculiarità, la propria immagine e la realtà sociale, economica e culturale nel cui contesto vive nei Paesi di emigrazione.

L’Associazionismo rimane  per il Gruppo di lavoro ad hoc “una risorsa privilegiata”, per quanto non esclusiva, nelle relazioni delle istituzioni regionali e nazionali con le comunità emigrate, sebbene il numero degli aderenti non copra l’intera collettività. Le “associazioni offrono visibilità, svolgono ruoli di mediazione, coprono una diversità di obiettivi: ricreativi, sociali, culturali, professionali, religiosi”.Dunque, sottolinea il documento “quando si afferma che il mondo associativo è in crisi a causa dell’inevitabile invecchiamento dei quadri dirigenti, del mancato ricambio generazionale e della necessità di ridefinire gli obiettivi associativi in modo da rispondere ad esigenze e bisogni nuovi, bisogna comprendere che tale “crisi” riguarda solo una parte del mondo associativo” e che “molti di questi nuovi esempi di aggregazione travalicano il territorio di un solo Paese creando una rete transnazionale e mondiale”, aperta “agli italofili  più che agli italofoni,  indipendentemente dal Paese di appartenenza e dalla lingua parlata”.

In sostanza “l’associazionismo di emigrazione non è un fenomeno di retroguardia, ma dinamico, un ponte tra mondi in evoluzione, che stabilisce connessioni a partire da un sentimento di comune appartenenza su una nuova base identitaria italiana,”. Motivo per cui gli estensori del documento ritengono che la promozione ed il sostegno degli ambiti associativi, culturali e sociali  sia “strategia valida, da perseguire soprattutto nei riguardi delle associazioni dei giovani italiani nel mondo” in quanto “propongono dinamiche associative innovative come l’esperienza e la valorizzazione delle molteplici appartenenze culturali, la coscienza multiculturale di un mondo plurale composto da diverse origini e culture, l’impegno di mettere in relazione interculturale le diversità di ogni persona, gruppo e appartenenza”

In sostanza “è interesse dell’Italia di non perdere il collegamento che passa attraverso la rete dell’associazionismo con le sue comunità all’estero e di non disperdere un importante patrimonio di conoscenze e di esperienze, di cui le giovani generazioni di origine italiana rappresentano una punta avanzata.”

Perché ciò avvenga le istituzioni italiane devono “riconoscere il valore della soggettività politica dell’associazionismo e favorire il consolidamento di un associazionismo autonomo, caratterizzato da democrazia interna, trasparenza di obiettivi, mezzi ed attività, partecipazione fattiva dei membri, ricambio generazionale di responsabili e membri evitando però la logica della contrapposizione tra giovani e anziani “, In tale contesto ritengono “inopportuno stabilire criteri fissi per “qualificare” le diverse associazioni italiane, dal momento che l’amministrazione pubblica, nel momento di richieste specifiche, già prevede condizioni e criteri da rispettare, come l’iscrizione ai diversi albi consolare, regionale o nazionale.”

Quanto alla rappresentanza, il documento indica nella salvaguardia della distinzione dei ruoli il punto fondamentale e ribadisce  a “coloro che ritengono superato il ruolo di rappresentanza dell’associazionismo in favore di una rappresentanza esclusiva dei partiti politici”  e sottolinea che “la realtà associativa è ancora più rilevante dopo la costituzione di Comites e CGIE e dopo l’ottenimento dell’esercizio di voto in loco”.  Mentre nei confronti dei rapporti con le Regioni, “gli atteggiamenti di tipo strumentale vanno arginati, per mantenere un orientamento e un indirizzo capace di generare legami più ampi e profondi di carattere sociale e culturale, oltre che economico e commerciale”.

Il documento, che indica, tra l’altro, una serie di strumenti ritenuti fondamentali per il consolidamento di un associazionismo attuale. Un associazionismo capace di superare un concetto di italianità chiusa e limitata. Un’ottica che costituirà la base di un’ampia riflessione – ha affermato il Segretario Generale del CGIE Elio Carozza annunciando l’apertura di un apposito Forum on line sul sito Internet del Consiglio. (Inform)

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