19 de febrero de 2009

PRIMA CONFERENZA GIOVANI ITALIANI NEL MONDO

 

Centinaia di giovani hanno invocato maggiore circolazione di informazioni e idee, soprattutto via web. Sollecitata una maggiore rappresentanza negli organismi consultivi nazionali e locali.
di Luciano Segafreddo/messaggerodisantantonio.it

Roma
Riflettendo sulla Prima Conferenza dei giovani italiani nel mondo, svoltasi a Roma, con la partecipazione di 417 giovani provenienti da 37 Paesi del mondo, e di altri 200 dalle regioni italiane, ho tanti motivi per definirla un’iniziativa innovativa e che maturerà attenzioni e nuove prospettive per il futuro dell’«altra Italia». La sua inaugurazione, avvenuta nell’aula della Camera dei deputati con la partecipazione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, dei presidenti della Camera Gianfranco Fini, e del Senato, Renato Schifani, e del ministro degli Affari esteri, Franco Frattini, è stato un grande momento d’italianità.
Successivamente, presso la sede della Fao che ha ospitato la Conferenza, hanno rivolto i loro interventi il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il ministro per la Gioventù, Giorgia Meloni, il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Sandro Bondi.
Ho partecipato alla Conferenza per conoscere questi giovani d’origine italiana che negli incontri personali e negli interventi alle commissioni tematiche e all’assemblea plenaria hanno manifestato la loro identità italica non legata a stereotipi o retaggi del passato, ma come un «processo personale» divenuto patrimonio culturale aperto al loro futuro. Grazie alla regia del sottosegretario agli Affari Esteri, Alfredo Mantica, la Conferenza si è svolta con piena partecipazione e inaspettato coinvolgimento dei giovani sia nelle sedute plenarie come nei lavori di gruppo. La costante presenza del sottosegretario aveva una chiara motivazione: «Il compito di chi fa politica – ha infatti dichiarato Mantica – è quello di capire chi sono le persone che siamo chiamati a rappresentare. Abbiamo voluto raccogliere e portare avanti questa iniziativa, sostenuta già dal passato governo, per capire cosa vuol dire essere italiani nel mondo». Accanto al sottosegretario Mantica, l’altro conduttore è stato Elio Carozza che nel suo primo intervento, dopo aver sottolineato come la Conferenza sia stata fortemente voluta dal consiglio generale del Cgie di cui è segretario, ha ricordato i tanti italiani «che individualmente e collettivamente hanno combattuto in diversi campi e settori perché la dignità della persona sia salvaguardata, a cominciare dalla moratoria sulla pena di morte voluta fortemente dal nostro Paese». Egli ha ringraziato i giovani presenti per la loro responsabilità «nei confronti delle migliaia, per meglio dire, milioni di coetanei italiani e d’origine italiana nel mondo che attendono, dai lavori di questa Conferenza, gli esiti di una riflessione plurale per dare vita a quella rete dell’italianità nel mondo a più riprese invocata e finora mai realizzata». Rivolgendo l’attenzione al futuro, Carozza ha annunciato gli impegni del Cgie per il 2009: «avremo un occhio particolarmente attento al mondo del lavoro italiano nel mondo nelle sue diverse declinazioni, dagli operai, maestranze italiane, ricercatori, manager, insegnanti, docenti universitari, partendo dalla formazione. Quel lavoro italiano nel mondo con il suo alto tasso di mobilità, spesso forzata, è ancora attuale come segnalano indicatori di tendenze in atto». Parole rivolte con stile sobrio da chi, come segretario generale del Cgie, già conosceva quanto era emerso negli incontri realizzati, nei cinque continenti, con gruppi di giovani italiani, per prepararli ad approfondire le problematiche e presentare le loro attese, divenute poi temi e proposte delle cinque commissioni della Conferenza di Roma. Le tematiche e le proposte sono state discusse prima nelle commissioni e poi sono state presentate all’assemblea plenaria per la loro approvazione.
Il gruppo di lavoro: «Multiculturalismo e identità italiana» ha definito il concetto di identità come un processo dinamico, una scelta che nasce dal bisogno di un senso d’appartenenza, e si acquisisce per esperienza vissuta. «Per giovani nati e cresciuti all’estero, l’identità si caratterizza per la sua ibridità e per il contesto pluriculturale in cui si è formata», ha detto la rappresentante della commissione, Barbara Origlio, proveniente dal Messico. Legata all’Italia e alla regione d’origine, l’identità del giovane italico rimane distinta dalla cittadinanza e deve essere riconosciuta agli eventi diritto. Essa implica dei diritti e dei doveri, come il diritto-dovere del voto, dell’informazione e dell’appartenenza. Forte è stato l’appello dei giovani di questa commissione allo Stato italiano per la trasmissione della cittadinanza ai propri discendenti come ius sanguinis, e per il riconoscimento di forme legali d’appartenenza intermedie per chi è in attesa della cittadinanza, e ne ha diritto. «Noi siamo l’emblema vivente della possibilità, seppure difficile, dell’integrazione nei nostri Paesi di residenza», hanno affermato questi giovani, espressione di un mondo multiculturale, coscienti di poter donare all’Italia conoscenze ed esperienze di dialogo interculturale e di condivisione di valori. Un patrimonio che troverà maggior approfondimento nei Blog – attivati dal Ministero degli Affari esteri e dal Cgie – ma che merita l’attenzione e il coinvolgimento dei mass media in Italia.
Anche i lavori della commissione «Lingua e cultura» hanno approfondito tematiche legate all’identità, nella consapevolezza che essa si acquisti soprattutto attraverso la lingua e la cultura di un Paese. Andrea Antinucci, residente in Australia, a nome della sua commissione ha affermato che «la lingua è la forma più universale di unione e di riconoscimento di un popolo, e per gli italiani all’estero rappresenta un elemento di sintesi della dimensione identitaria e della ricchezza culturale». L’ha paragonata a una calamita che attrae e lega, come primo vettore di comunicazione. E l’appello rivolto a nome dei giovani al governo, ha avuto lo scopo di denunciare i tagli previsti dalla Finanziaria, e di rivendicare il potere d’attrazione e la valorizzazione dell’insegnamento dell’italiano nel mondo, quale investimento e forma di collegamento anche per le generazioni future. Mariella Costa, delegata della Germania, ha presentato alcune proposte della commissione: come l’appoggio al bilinguismo sin dall’età prescolare; i corsi gratuiti a tutti i livelli dell’istruzione; l’impegno per una maggiore sensibilizzazione dei genitori a beneficio della piena integrazione dei loro figli nella cultura del territorio in cui sono inseriti, senza perdere la cultura originaria; la formazione d’insegnanti d’italiano locali – in sostituzione di quelli inviati da Roma – mediante corsi professionali o d’aggiornamento in Italia; il ripensamento del ruolo del lettorato, e la diffusione e la socializzazione delle nuove tecnologie.
La commissione «Informazione e comunicazione» ha posto in evidenza uno dei diritti degli italiani all’estero: quello di conoscere ciò che accade in Italia, e far conoscere in Italia come vivono e cosa realizzano gli italiani nel mondo. Gli strumenti d’informazione esistenti per gli italiani all’estero, che esigono maggiore trasparenza nell’utilizzo dei contributi e anche delle scelte editoriali più significative, devono valorizzare le migliori esperienze e iniziative realizzate dagli italiani nel mondo. Di fronte allo sviluppo delle nuove tecnologie e dell’informazione via internet, la scommessa per il futuro del «Villaggio Globale Italia» deve far leva sui giovani. A loro spetta l’impegno di valorizzare il Blog messo a disposizione dal Ministero degli Affari esteri. Sonia Benedetto, residente a Montréal, ha chiesto che il Blog sul sito internet del Ministero «diventi un vero e proprio portale dei giovani italiani nel mondo; un network dove poterci scambiare informazioni. L’amministrazione centrale rimarrà a Roma, ma ogni nazione recluterà dei giornalisti che, a titolo volontario, arricchiranno il sito con i loro contributi». Marcello Carrara, residente a Mar Del Plata, in Argentina, ha aggiunto che «il portale è importante anche per l’informazione di ritorno, perché se l’Italia non conosce quello che facciamo, non ci considererà mai come una vera risorsa». Il progetto sarà quindi una piattaforma globale per l’informazione e la comunicazione tra i giovani italiani nel mondo, e tra questi e l’Italia. Uno strumento innovativo che mapperà (con link o rassegne stampa) l’arcipelago di siti e giornali oggi esistente. Grande attenzione è stata rivolta anche a Rai Italia riguardo alla quale è stato chiesto un allargamento di reti rispondenti agli interessi dei giovani e la visibilità dei suoi programmi in Europa e in streaming.
Di grande attualità le proposte del gruppo «Mondo del lavoro e lavoro nel mondo», un tema che ha fatto emergere la sofferenza e il disagio di tanti giovani italiani nel mondo per la disattenzione del «Sistema Italia» nei loro confronti. Constatando come anche oggi permane il fenomeno della mobilità di tanti giovani che lasciano l’Italia per una ricerca di lavoro, la commissione ha proposto la «creazione di un database professionale, dove inserire i loro curricula fruibile dagli imprenditori italiani che vogliono investire all’estero». I giovani hanno anche proposto la razionalizzazione degli organi di rappresentanza italiana all’estero, come Ice e Camere di commercio.
Quanto mai impegnativo è stato anche il lavoro della commissione «Rappresentanza e partecipazione», coordinata da padre Lorenzo Prencipe, che ha voluto essere «voce» dei più di 2 milioni di giovani italiani nel mondo al di sotto dei 35 anni, che rappresentano il 54% dei residenti italiani all’estero. A loro si devono aggiungere i 60 milioni di oriundi e simpatizzanti dell’italianità nel mondo. «Sono giovani che vivono l’italianità in un mondo di relazioni sempre più interculturali e aperte – riporta il documento finale della commissione – esprimendo valori e sensibilità proprie come la solidarietà, il volontariato, la competenza professionale, disponibili al confronto e alla comprensione di posizioni diverse». Per «partecipazione» essi intendono tutte quelle capacità, momenti e luoghi dove possono condividere valori e iniziative comuni, in modo da creare e sostenere i legami tra i connazionali all’estero, senza perdere il contatto e le relazioni con l’Italia, e operare attivamente nei Paesi di residenza. «Pur riconoscendo l’importanza delle associazioni tradizionali – ha sottolineato Carmelo Pignataro, residente in Germania – esse non sono in grado di rispondere alle nostre esigenze e attese». Sono sorte, allora, nuove modalità d’aggregazione che, travalicando il territorio di un solo Paese, e superando appartenenze regionali e nazionali, hanno creato reti transnazionali, aprendosi non solo agli italofoni ma anche agli italofili. Tra le richieste, è emersa la modifica della legge 383/2000 – già presentata dall’onorevole Narducci – sulle associazioni di promozione sociale, per estenderla alle associazioni italiane nel mondo. Forte la domanda di rafforzare scambi universitari, corsi di formazione, corsi di lingua e cultura italiana. Francesco Traina, dagli Stati Uniti, nell’assemblea plenaria ha espresso alcune richieste riguardanti la rappresentanza dei giovani italiani all’estero. Ai Comites è richiesta l’istituzione di commissioni di giovani residenti nella Circoscrizione; al Cgie, la partecipazione, su invito, di tre giovani (a rotazione, e uno per area geografica) ai lavori del Consiglio; alle Regioni la nomina di alcuni corregionali all’estero come membri delle Consulte d’emigrazione; al Ministero della Gioventù la proposta di costituire un «Dipartimento giovani estero», in modo da garantire le risorse per il collegamento e l’informazione dei giovani italiani nel mondo tramite Blog, newsletter telematica e bollettini. Al Ministero della Gioventù è stata chiesta anche la rappresentanza di giovani italiani nel mondo nel Consiglio Nazionale Giovani.
La Conferenza si è chiusa in un clima di soddisfazione, lasciando nell’animo dei giovani partecipanti la sensazione di essere portatori di un’esperienza che deve avere sviluppo e dare un volto nuovo all’altra Italia. È quanto il presidente emerito della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, ha lasciato loro nel suo messaggio in video: «Avete due missioni: trasmettere entusiasmo e fiducia ai vostri coetanei che vivono in Italia, e contagiare i cittadini dei Paesi nei quali vivete con il sentimento di italianità».

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