22 de enero de 2009

Ritornare in Italia per scoprirsi italo-stranieri

La società venezolana, benché offra molte opportunità lavorative, terrorizza i giovani italo-venezolani spingendoli ad emigrare.

 

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Maria Chiara Nicotra

 

CARACAS - I giovani italo-venezolani sono impazienti di emigrare verso la terra dei loro avi. Mentre gli italiani laureati e non solo, scappano dall’Italia in cerca di opportunità lavorative. E’ un dato di fatto. Ma la “febbre dell’emigrazione” non colpisce solo il Bel Paese.

Gli italo-venezolani hanno il vantaggio di avere già dei parenti in Italia e approfittano della fase universitaria per conoscere il Paese. I venezolani vanno in Italia spinti dal desiderio di conoscere un Paese nuovo o di raggiungere un amore italiano.

Eppure il Venezuela è un paese che offre tante opportunità lavorative, un paese ancora in piena evoluzione in cui la creatività trova spazi aperti dove “nidificare”. “La situazione attuale del Paese può sembrare allettante a chi non ha alternative. Ma per noi discendenti di italiani la realtà è diversa. I racconti dei nostri nonni parlano di una società e di una cultura che ci ha affascinato fin dall’infanzia. Inoltre laurearsi in Venezuela significa avere un titolo riconosciuto solo in questo paese - ci racconta Vanessa Cirulli R., italovenezolana, studentessa di Scienze della Comunicazione presso La Sapienza di Roma -. Con una laurea italiana invece ti si aprono le porte dell’Europa”.

Ma la situazione economica italiana non è certo rassicurante. Gli affitti sono molto cari ed i costi delle università non sono bassi.

“Si è vero - continua Vanessa - Roma è molto cara e stando a quanto mi raccontano i miei colleghi anche le altre città italiane non sono da meno. Poi c’è da considerare la diffidenza della gente. Quando ti presenti a un colloquio per affittare una stanza e scoprono che sei straniero, finisci automaticamente alla fine della lista. Perché anche se abbiamo il passaporto italiano restiamo comunque stranieri”.

Ma si preferisce la discriminazione alla paura. Dopo aver ascoltato numerosi giovani, in partenza per l’Italia o già trasferiti, il motivo centrale di tanta emigrazione è sempre lo stesso: la paura. La società venezolana, benchè offra molte opportunita lavorative, terrorizza i nostri giovani. L’alto tasso di criminalità, l’angoscia di uscire la mattina da casa e non sapere se ci si potrà ritornare sani e salvi, vince ogni inquietudine dovuta all’emigrare in un Paese nuovo. Tra i ragazzi di origine italiana la soluzione è rapida: andare in Italia. “Bisogna ricordare inoltre – conclude Vanessa – che anche se in Italia non è facile trovare lavoro, quando lo si trova si riceve una remunerazione in euro. Questo, per un venezolano, è un dato importantissimo. La nostra è una moneta debole e avere la possibilità di mettere da parte un gruzzoletto in una valuta forte come l’euro è sicuramente allettante”.

Le procedure per studiare in Italia

I giovani che vanno a studiare in Italia provengono in genere da famiglie benestanti. Infatti oltre a dover affrontare le spese di mantenimento, quando chiedono il visto devono dimostrare di possedere risorse sufficienti. Devono presentare un “permesso” Cadivi per 350 euro al mese di rimesse ed una garanzia fatta presso un notaio dai genitori i quali dichiarano le proprietà che possiedono e le risorse finanziarie (conto bancario, entrate) utili per coprire l'intero percorso di studi in Italia. Il permesso di soggiorno per studi infatti non consente di lavorare in Italia. Devono anche dimostrare di avere già un alloggio in Italia ed un’assicurazione sanitaria. In alcuni casi i ragazzi vanno in Italia con le Borse di Studio ottenute tramite l'Istituto di Cultura o altre forme, ed in quel caso l'impegno è meno oneroso perchè hanno già assicurazione, alloggio ed un mensile offerto dalla borsa di studio. Per questo l'Istituto nell'assegnazione delle Borse tiene in conto le risorse economiche dei candidati.

Varietà della richiesta

Dai colloqui tenuti con i giovani che quotidianamente ingrossano le file del nostro consolato, emerge che la maggior parte dei giovani che sceglie di studiare nel Bel Paese si dirigono ad un’università italiana dopo aver già iniziato l'università in Venezuela. Ma, nonostante siano meno numerosi, alcuni si immatricolano al primo anno. In questo caso i corsi di laure che si preferiscono sono: Ingegneria, Scienze Politiche, Lingue, Medicina. Prevalentemente invece ci si iscrive ad un’Università italiana per vedere riconosciuti i propri studi venezolani o per frequentare una specialistica o un Master. In quest’ultimo caso i Master più richiesti sono quelli in Ingegneria, Economia, Turismo e Comunicazione. Le università più richieste sono il Politecnico di Torino e di Milano, lo IULM di Milano, La sapienza di Roma, l'Università di Padova, Pisa, Bologna, Firenze, Trieste (ingegneria navale) e solo qualcuno a Bari.

Quando si iscrivono al Master hanno le idee più chiare ed in genere ricevono l'indicazione dai loro stessi professori Universitari. Alcune Università venezolane hanno, infatti, stipulato degli accordi interni con Università italiane.

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Una porta aperta alle opportunità

A poche settimane dalla partenza, destinazione Università di Perugia, Maria Carmela Mendoza, 20 anni, studentessa di Ingegneria è una delle poche venezolane che ha scelto di terminare i suoi studi in Italia:

“Laurearsi in Europa offre la possibilità di aprire le porte di un mondo lavorativo molto più vasto. Non si tratta di un’offerta formativa di migliore qualità, le università venezolane sono ottime. Ma così il mio titolo sarà riconosciuto a livello europeo e questo per me è importantissimo. L’unica paura è la spesa che dovrò affrontare per raggiungere il mio obbiettivo, ma lo considero un ottimo investimento. Speriamo che il freddo non mi faccia cambiare idea”.

A volte ce la si fa

Da un anno in Italia, dove sta studiando Fisica presso l’Università La Sapienza di Roma, Alejandro Zappone, 20 anni non ha esitazioni:

“Sono alunno di ricercatori famosi in tutto il mondo. Ho la possibilità di conoscere la realtà di un ‘Paese del primo mondo’, famoso per la sua tradizione culturale. In cambio il Venezuela, dove sono nato, è intriso d’ignoranza e indolenza. Nel mio sangue c’è il Dna italiano, non voglio passare la vita ‘rumbeando’. Nonostante ami il mio Paese è indiscutibile il livello di follia e di pericolosità che ha raggiunto. La droga e la delinquenza mi hanno portato via molti amici troppo presto. Per questo motivo i miei genitori hanno deciso di ‘spedirmi’ in Italia. Inizialmente non ero felice, perché per me Italia era sinonimo di fashion e ‘vecchiume’. Ringrazio i miei genitori tutti i giorni per avermi costretto a fare questo passo. Certo devo usare tutto il mio tempo libero per lavorare, perché qui la vita è davvero cara. Troppo cara. Una stanza in periferia ti costa tra i 400 e i 600 euro e quando dici di venire dal Venezuela molte porte ti vengono chiuse. Ma nonostante mi manchi il clima del mio Paese, non ho nessuna intenzione di ritornarci”.

La speranza tradita

Teresa C. ha 19anni. Dopo il diploma di maturità ha deciso di andare a studiare in Italia affascinata dalla cultura del Bel Paese. Ma la nuova realtà le è andata stretta. Troppo. Dopo solo due mesi ha deciso di tornare a casa.

“I miei nonni vivono in un paesino in provincia di Roma. Quando mi offrirono di raggiungerli per studiare in Italia e allontanarmi dal Venezuela, ero stata entusiasta. Ma una volta in Italia le cose sono cambiate. I professori mi trattavano come una ritardata mentale e i pochi compagni che mi rivolgevano la parola lo facevano come se fossi una ‘diversa’. Questo per essere mulatta e per il mio accento. Inoltre, nonostante io ripetessi spesso di essere italiana, quando scoprivano che venivo da Caracas, si lasciavano andare a commenti poco piacevoli. Per non parlare dei prezzi mostruosi e del clima orribile. Non ci ho pensato su molto e sono assolutamente contenta di essere tornata qui. Adesso studio alla Ucv. Se un giorno deciderò d’emigrare non tornerò in Italia”.

Un illusione di libertà

Giulio Vita, ha ventun anni e studia Comunicacion Social alla Santa Maria. Italo venezolano, il suo sogno è scoprire il mondo:

“Sono stanco della mancanza di leggi e della mentalità dei venezuelani. Cerco un livello di vita migliore, una società che mi offra cultura, arte, musica, possibilità. Quello che voglio è la libertà.

libertà di scegliere, di uscire, di non aver paura. Non penso di rientrare in Venezuela, ma non si sa mai a cosa può indurre la nostalgia da emigrante che ho nel sangue. Inserirmi in una nuova società non mi spaventa. Mi sono inserito in questa giungla tropicale. Potrò cavarmela in un'altra”.

Un futuro, forse, un po’ più sereno

Italo venezolana, 27 anni psicologa infantile, Flavia Sansevero ha scelto di lasciare il Venezuela per tornare nella terra dei suoi nonni, Napoli dove si è costruita una brillante carriera:

“Finito il liceo non ho avuto dubbi al riguardo. Ho fatto la valigia e sono andata a Napoli dove ho studiato psicologia per poi specializzarmi nel campo dell’infanzia. Certo mi ha aiutato il fatto di avere molti parenti qui. I costi per studiare in Italia sono parecchio elevati, soprattutto se paragonati a quelli venezolani. Un semestre in un’università privata come la Santa Maria ha un costo che si aggira intorno ai 200 euro. Quindi circa 400 euro all’anno. Un’Università statale italiana invece ha un costo che va dai 700 euro annui in su. Oggi ho un posto di lavoro, sono incinta di 6 mesi e sono pienamente soddisfatta della mia scelta. La crisi economica europea è una realtà preoccupante, ma tra mettere al mondo un figlio con uno stipendio striminzito come il mio e crescerlo in un Paese insicuro come il Venezuela, la scelta è facile. Forse in Venezuela avrei avuto più possibilità di lavoro, ma sicuramente avrei avuto molta più paura di mettere su famiglia. Preferisco mille volte l’incertezza economica”.

Un momento di crescita e d’identità

“Ho scelto di laurearmi in Italia per un solo motivo: acquisire il massimo della conoscenza per poi tornare a costruire il mio Paese.” Matteo Bufatti, laureato a La Sapienza in architettura, è uno dei pochi intervistati che ha scelto di studiare in Italia per poi tornare e mettersi al servizio del proprio Paese.

“Anche se nelle mie vene scorre sangue italiano io sono nato in Venezuela. Sono venezolano ed orgoglioso di esserlo. Sono grato alla mia famiglia per avermi dato l’opportunità, costata non pochi sacrifici, di studiare a Roma. Ma non ho mai pensato di restarci. Ho preso la laurea e sono tornato a casa. Il Venezuela è il mio Paese e spetta a noi giovani rimetterlo in sesto”.

GLI EMIGRANTI DI DOMANI

“Tu scegli che squadra tifare”

CARACAS – I piú piccini nei loro piani futuri vedono l’Italia come un “Alice” un po’ disincantata.

Al Centro Italiano-Venezolano incontriamo Valentina e Carmen, rispettivamente 15 e 14 anni.

Alla domanda “ Hai mai pensato di studiare in Italia?”, ad entrambe si illumina il volto.

“Si certo. Io voglio andare a studiare in Europa però ancora non so dove, perché non so cosa studierò. Però i miei genitori sono d’accordo” risponde emozionanta Valentina.

“Mio fratello studia a Madrid e anche io ci andrò” afferma Carmen, figlia di un’italiana ed uno spagnolo. “ I miei genitori stanno più tranquilli se noi figli viviamo all’estero” afferma Carmen mentre Valentina da dietro annuisce e aggiunge “Sí, sí anche i miei genitori dicono che è meglio che andiamo a studiare all’estero. Anche perché le scuole sono più buone di quelle venezolane”.

Lasciamo le nostre giovani amiche continuare a provare le loro coreografia e ci avviciniamo ai campetti di calcio. Neanche il tempo di finire la domanda che veniamo assaliti da innumerevoli commenti.

“Anche i miei genitori vogliono che vada fuori dal Paese il prima possibile. Forse vado in Italia a fare il militare” aggiunge Domenico.

Quindi si va via dal Venezuela solo per paura?

“ No non è questo. È anche questo - precisa Marco -. Cioè noi abbiamo la fortuna di essere italiani e di avere anche un’altra opzione rispetto ai venezolani. Non siamo costretti a rimanere qui. Abbiamo la possibilità di scegliere tra due società diverse. C’è chi preferisce questa e chi invece sceglie l’Italia. È come per il calcio. Dipende dai tuoi gusti quale squadra tifare”.

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