14 de enero de 2010

I giovani talenti

"La politica deve investire di più sulla preparazione dei giovani e sulla formazione delle classi dirigenti di domani"

di Ricky Filosa Italia Chiama Italia

Oggi nelle redazioni dei giornali il più giovane ha 35 anni. La stessa età in cui già Indro Montanelli scriveva editoriali che sono rimasti nella Storia del giornalismo politico.
Anche questo è un segno dei tempi. Ci chiamano bamboccioni e si lamentano perchè non andiamo via di casa, ma poi sono gli stessi che ci criticano a impedirci di diventare adulti, occupando spazi che potrebbero essere nostri e mortificando in tutti i modi le nostre ambizioni. 
E' vero che, quando ci sono le capacità, gli ostacoli si superano e prima o poi i talenti vengono riconosciuti, ma la gavetta è lunga ed è facile che ci si perda per strada. Costanza e pazienza sono virtù in cui forse i giovani non brillano, essendo stati abituati da piccoli ad avere tutto e subito; ma i tempi biblici per arrivare alla realizzazione anche dei medi obiettivi professionali, possono disarmare perfino i più agguerriti.
La nostra generazione è schiacciata tra il mito della giovinezza ad oltranza che cavalcano i sessantenni e la solitudine esistenziale di quella fascia d'età compresa tra i venti e i trenta, cresciuta alla scuola del nulla e priva di passioni culturali e ideologiche. 
La politica deve investire di più sulla preparazione dei giovani e sulla formazione delle classi dirigenti di domani, e le leggi dovrebbero favorire il ricambio generazionale contribuendo allo svecchiamento periodico della classe dirigente.
Altro che prolungare i tempi del pensionamento, qui non se ne può più delle stesse facce, di personaggi stantii e della retorica di vegliardi conservatori e passatisti.

Si cominci dai giornalisti, dai politici, dai magistrati, dai conduttori televisivi, dai baroni universitari...e via via, si passerà a ringiovanire il "parco macchine" della scuola di ogni ordine e grado, dove impera una categoria parruccona ostile ad ogni aggiornamento e incapace di adattarsi ai nuovi strumenti tecnologici.
Noi tifiamo per i giovani, per quei ragazzi che devono dire sissignore a chi li prende a schiaffi in faccia, perchè se no restano a casa e perdono anche quel migliaio di euro che comunque non consente loro nemmeno di accendere un mutuo, ma che basta per la spesa e le sigarette, o per l'affitto di una stanza in una grande città. Una parvenza di indipendenza dai propri genitori, importantissima per non perdere la stima e la fiducia in se stessi.

Tifiamo per i giovani perchè il futuro è loro, perchè  domani saranno uomini migliori di quelli di oggi; vorranno evitare gli errori dei propri padri, gli errori di una certa fascia politica che li ha preceduti, che non ha saputo fare altro che usare le risorse pubbliche in maniera disinvolta, troppo disinvolta, aumentando il debito dell'Italia e mandando il Paese a puttane, in tutti i sensi. 

Se è vero che siamo nella Seconda Repubblica, sarebbe ora di mandare ormai a casa almeno i protagonisti della Prima, non solo perchè avanti con gli anni e con il pensiero indietro, ma perchè ci deve essere un tempo per progettare e innovare , e quel tempo non è più il loro.

di Ricky Filosa Italia Chiama Italia

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