4 de agosto de 2008

Irruzione della polizia Liberato Di Battista

Il connazionale era tenuto prigioniero in una casa nella periferia di San Felipe, nello Yaracuy

Fermata una donna, moglie di un presunto carceriere. Una fonte: “L’ostaggio sta in condizioni di salute abbastanza buone, non è mai stato maltrattato. Non è stato pagato alcun riscatto”

CARACAS – Armando Di Battista, l’imprenditore abruzzese rapito il 7 luglio a San Felipe, nello Yaracuy, è di nuovo libero. Il merito va alle forze di sicurezza venezolane: dopo un mese di indagini serrate, sono riuscite a individuare la prigione in cui era custodito l’ostaggio, nel circondario della stessa San Felipe, e trarlo in salvo.

Il blitz è scattato domenica all’1 di notte: gli agenti hanno fatto irruzione in un casolare e hanno dovuto sfondare tre porte prima di arrivare alla stanza dove Di Battista, 79 anni, originario di Pianella, era tenuto prigioniero. Con lui c’era un uomo (“l’ostaggio non è mai stato lasciato solo”, rivela una fonte), che è riuscito a fuggire. E’ stata fermata sua moglie. Un’ora più tardi Di Battista veniva visitato da un medico, che lo avrebbe trovato – secondo una fonte bene informata – “in condizioni abbastanza buone. Non è mai stato maltrattato”. Né, aggiunge la fonte, è mai stato pagato alcun riscatto.

La salute di Di Battista è stata una preoccupazione in più con cui convivere nei 26 giorni di durata del sequestro. L’imprenditore soffre di diabete, ipertensione e cardiopatia; i suoi familiari hanno lanciato ripetuti appelli ai rapitori affinché mantenessero il regime di cure a cui l’anziano connazionale era sottoposto, arrivando a dettare, in televisione, una lista di medicamenti indispensabile per la buona salute del loro congiunto. Dalle prime notizie dopo la liberazione, sembrerebbe che queste paure siano state scongiurate.

Il presidente delle associazioni abruzzesi del Venezuela Giovanni Margiotta, uno tra i primi a venire a conoscenza della liberazione di Di Battista, ha voluto esprimere il suo riconoscimento in particolare al responsabile della missione antisequestro presso l’ambasciata d’Italia, “che sin dall'inizio del rapimento ha seguito da vicino giorno dopo giorno la vicenda dell'anziano imprenditore”.

Va sottolineato come, in questo caso, l’azione investigativa e repressiva degli organi di sicurezza venezolani sia stata efficace. Una svolta importante delle indagini si era avuta pochi giorni fa, quando due giovani venezolane erano state arrestate mentre cercavano di entrare in possesso dei 100.000 BsF (circa 30.000 euro) pattuiti come riscatto. Un episodio che ha fatto da prologo alla felice conclusione della vicenda.

Enrico De Simone

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