Sono tanti. Troppi. Ed il numero cresce ad una velocità preoccupante. Dal 16 gennaio ad oggi, sono stati sequestrati ben cinque connazionali; quattro dei quali nello Stato Zulia.
Fabio Zavagnini, appena 23 anni, è stato rapito nei pressi della ditta M2, nel quartiere "Brisas de Maras" di Maracaibo. Il 30 gennaio è toccato a Giuseppina Farruggio, 33 anni di origine siciliana. Si accingeva a salire nella sua automobile, nel parcheggio dell’"Edificio Morandi", dove vive anche lei a Maracaibo. Lo stesso giorno, ma in piena via pubblica, i malviventi hanno sequestrato Juan Carlos Gallina mentre si recava a casa della fidanzata. Il giovane ha solo 24 anni. La sua auto è stata trovata abbandonata poche ore dopo. Il primo febbraio è il turno di Luigi Rossi. Ha 40 anni, è felicemente sposato e ha tre bambine. Di origine abruzzese, Rossi è diretto alla fabbrica di ceramica del padre quando lo intercettano i delinquenti. Giancarlo Domenicone Gallo, invece, è stato sequestrato nello Stato Vargas. E’ scomparso il 24 gennaio. Dei cinque connazionali vittima dell’industria del sequestro, che si estende a macchia d’olio, solo Fabio Zavagnini e Giancarlo Domenicone Gallo sono stati liberati. Degli altri, ancora non si sa nulla. E le famiglie temono per la loro sorte. Di fatto, le loro vite pendono ad un filo assai sottile.
La nostra Collettività, specialmente quella residente nell’occidente del Paese, ha paura. Vive barricata in casa; assediata dalla malavita che ha trasformato il sequestro, il delitto più vile, in una "business"; in una attività, oggi, tra le più redditizie. Dieci rapimenti in poco meno di 20 giorni nello stato Zulia e, di questi, quattro di cittadini italo-venezolani giustificano la presenza di un nostro esperto antisequestro permanente che faccia capo al Consolato di Maracaibo; insomma, di un Ispettore della nostra Polizia di Stato che possa muoversi con la celerità che richiede un sequestro; che abbia un contatto umano permanente con gli agenti della polizia dello Zulia, di Merida o del Táchira; che faccia sentire ai connazionali la propria presenza. In definitiva, che aiuti le famiglie delle vittime nei negoziati con i delinquenti per ottenere la liberazione del connazionale o, almeno, per guadagnare il tempo necessario a permettere alla polizia locale l’approfondimento delle indagini. E questo non è poco, quando in gioco c’è una vita umana.
Come ieri, quando questo fenomeno delittivo era ancora agli inizi, si chiedeva un ufficio antisequestro permanente nel Paese; così oggi, che il fenomeno ha acquisito dimensioni preoccupanti, si chiede la presenza stabile di un esperto in una regione, l’occidente del Venezuela, in cui questa piaga pare inarrestabile. E dai funzionari dell’Unità di Crisi del nostro Ministero degli Esteri ci si aspetta la stessa comprensione, la stessa sensibilità con cui, anni fa, fummo ascoltati.
Oggi la nostra Comunità ha acquisito una diversa coscienza della realtà che vive chi è vittima del sequestro. E, quel che è più importante, sta trovando il coraggio per reagire; la forza per gridare al mondo la propria rabbia. Ne sono riprova l’esistenza di Fivavis, la fondazione che aiuta gli italo-venezolani vittime del sequestro nata proprio grazie ai consigli dell’esperto; e, soprattutto, la partecipazione di connazionali vittime di rapimenti, nella recente manifestazione contro le Farc, il terrorismo ed il sequestro svoltasi a Maracaibo. Certo, non erano in molti. Ma qualche anno fa, la loro presenza in piazza era impensabile. E’ un primo passo. E la presenza di un esperto permanente anche nell’occidente del Paese, siamo sicuri, permetterebbe di farne altri, tanti altri.
Fabio Zavagnini, appena 23 anni, è stato rapito nei pressi della ditta M2, nel quartiere "Brisas de Maras" di Maracaibo. Il 30 gennaio è toccato a Giuseppina Farruggio, 33 anni di origine siciliana. Si accingeva a salire nella sua automobile, nel parcheggio dell’"Edificio Morandi", dove vive anche lei a Maracaibo. Lo stesso giorno, ma in piena via pubblica, i malviventi hanno sequestrato Juan Carlos Gallina mentre si recava a casa della fidanzata. Il giovane ha solo 24 anni. La sua auto è stata trovata abbandonata poche ore dopo. Il primo febbraio è il turno di Luigi Rossi. Ha 40 anni, è felicemente sposato e ha tre bambine. Di origine abruzzese, Rossi è diretto alla fabbrica di ceramica del padre quando lo intercettano i delinquenti. Giancarlo Domenicone Gallo, invece, è stato sequestrato nello Stato Vargas. E’ scomparso il 24 gennaio. Dei cinque connazionali vittima dell’industria del sequestro, che si estende a macchia d’olio, solo Fabio Zavagnini e Giancarlo Domenicone Gallo sono stati liberati. Degli altri, ancora non si sa nulla. E le famiglie temono per la loro sorte. Di fatto, le loro vite pendono ad un filo assai sottile.
La nostra Collettività, specialmente quella residente nell’occidente del Paese, ha paura. Vive barricata in casa; assediata dalla malavita che ha trasformato il sequestro, il delitto più vile, in una "business"; in una attività, oggi, tra le più redditizie. Dieci rapimenti in poco meno di 20 giorni nello stato Zulia e, di questi, quattro di cittadini italo-venezolani giustificano la presenza di un nostro esperto antisequestro permanente che faccia capo al Consolato di Maracaibo; insomma, di un Ispettore della nostra Polizia di Stato che possa muoversi con la celerità che richiede un sequestro; che abbia un contatto umano permanente con gli agenti della polizia dello Zulia, di Merida o del Táchira; che faccia sentire ai connazionali la propria presenza. In definitiva, che aiuti le famiglie delle vittime nei negoziati con i delinquenti per ottenere la liberazione del connazionale o, almeno, per guadagnare il tempo necessario a permettere alla polizia locale l’approfondimento delle indagini. E questo non è poco, quando in gioco c’è una vita umana.
Come ieri, quando questo fenomeno delittivo era ancora agli inizi, si chiedeva un ufficio antisequestro permanente nel Paese; così oggi, che il fenomeno ha acquisito dimensioni preoccupanti, si chiede la presenza stabile di un esperto in una regione, l’occidente del Venezuela, in cui questa piaga pare inarrestabile. E dai funzionari dell’Unità di Crisi del nostro Ministero degli Esteri ci si aspetta la stessa comprensione, la stessa sensibilità con cui, anni fa, fummo ascoltati.
Oggi la nostra Comunità ha acquisito una diversa coscienza della realtà che vive chi è vittima del sequestro. E, quel che è più importante, sta trovando il coraggio per reagire; la forza per gridare al mondo la propria rabbia. Ne sono riprova l’esistenza di Fivavis, la fondazione che aiuta gli italo-venezolani vittime del sequestro nata proprio grazie ai consigli dell’esperto; e, soprattutto, la partecipazione di connazionali vittime di rapimenti, nella recente manifestazione contro le Farc, il terrorismo ed il sequestro svoltasi a Maracaibo. Certo, non erano in molti. Ma qualche anno fa, la loro presenza in piazza era impensabile. E’ un primo passo. E la presenza di un esperto permanente anche nell’occidente del Paese, siamo sicuri, permetterebbe di farne altri, tanti altri.
Mauro Bafile/la voce d'italia
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