10 de febrero de 2008

La grande paura. L’ingegnere pescarese, rilasciato a mezzanotte, ha riabbracciato la famiglia e ha detto d’essere stato trattato bene
Fine dell’incubo: Luigi liberato dai rapitori
Lo stesso Rossi, da Maracaibo, ha chiamato a Pescara lo zio Luciano: «Siamo tutti a casa»
di PAOLO VERCESI

Libero. Luigi Rossi, l’ingegnere italiano di 44 anni che il primo febbraio era finito in mano a una banda di criminali in Venezuela, è stato liberato alla mezzanotte di ieri a Maracaibo quando in Italia scoccavano le 6 di mattina. Luigi ha raccontato d’essere stato trattato bene dai rapitori. Nessun dettaglio sul riscatto, è noto però che la richiesta in casi del genere è pari a 250mila dollari Usa. Luigi ha voluto subito riabbracciare sua moglie Claudia Gutierrez e le tre figliolette, Victoria, Claudia e Luisa Elena. E’ stato lui in persona a telefonare allo zio Luciano che a Pescara, con tanti altri parenti, era in angosciosa attesa di notizie. «La telefonata mi è arrivata solo nel tardo pomeriggio - ha detto Luciano Rossi -, ma è comprensibile: prima di tornare a casa Luigi ha dovuto affrontare tutta la trafila che scatta nei casi di rapimento, è stato sentito a lungo dalla polizia e avrà anche dovuto fare un po’ di strada per raggiungere Maracaibo. Non ho chiesto altro per lasciargli condividere questo momento di gioia con la sua famiglia». Luciano ha anche parlato con il fratello Vincenzo, il papà dell’ingegnere rapito, che laggiù a Maracaibo è proprietario della Alfareria Lago, fabbrica-fornace per la produzione di ceramiche. La commozione ha avuto il sopravvento: «Vincenzo e sua moglie Rosetta mi hanno detto che erano tutti a casa loro per festeggiare la liberazione di Luigi - ha raccontato Luciano -. Passata la paura, hanno detto che ci aspettano tutti giù in Venezuela. Ci andremo al più presto, quando possibile, chissà». Una bella scena nata da una bellissima notizia. Quella che Vincenzo e la famiglia del rapito attendevano nella casa di Maracaibo. La stessa bella notizia che a Pescara ha fatto tirare un sospiro di sollievo a Luciano Rossi e alla moglie Valentina; ma anche alle altre sorelle, ovvero alle zie del rapito: Rosella Rossi, che è la moglie di Enrico Saquella; Franca e Gabriella. E Graziella che vive e insegna a Foggia e a Marta che vive in Canada. Famiglia straordinaria e splendida questa dei Rossi, con una storia avventurosa che è stato bellissimo scoprire e raccontare. Una famiglia che in Venezuela ha saputo affermarsi con il duro lavoro e che proprio per questo era finita, e non da oggi, nel mirino delle bande dei sequestri. Luigi Rossi era stato rapito il primo febbraio alle 7,30 di mattina nella sua Alfareria Lago da una banda armata di mitra. Solo a gennaio erano già stati dodici i rapimenti nella zona. La sua odissea è finita dopo soli otto giorni, certamente lunghissimi. «Temevamo potesse finire in mano ai colombiani delle Farc» aveva detto lo zio Luciano. Ma la macchina per liberarlo s’era già messa in moto: dall’Italia un super esperto di rapimenti era andato a Maracaibo per collaborare con la polizia locale. L’esperienza e la diplomazia ha fatto il resto: per liberare Luigi si sono adoperati al meglio italoabruzzesi quali Eduardo “Dino” Petricone, presidente del fondo aiuti anti-sequestri; il sindaco di Maracaibo Giancarlo Di Martino, Giovanni Margiotta, presidente dell’Associazione Abruzzesi in Venezuela. Il giornale “La Voce d’Italia”, con il vicedirettore Mauro Bafile, ha seguito gli eventi rispettando il silenzio chiesto dalla famiglia. Fino alla buona notizia arrivata ieri.
LA POLIMARACAIBO, IN UN DOSSIER, RIVELA: "NELLO STATO ZULIA OPERANO BEN 17 BANDE DI SEQUESTRATORI"
Secondo il dossier realizzato dalla Polizia di Maracaibo, nello stato Zulia operano bande di sequestratori provenienti da Stati adiacenti, quali Falcón, Trujillo, Mérida. Secondo il Sindaco di Maracaibo, Giancarlo Di Martino (Abruzzese) "ci sono dei veri e propri "soldati del secuestro" che sottomettono alla persona e la consegnano a terzi". Lo Stato Zulia somma da inizio dell'anno ben 18 sequestrati.
IL MODUS OPERANDI
Ci sono delle ipotesi che fanno pensare ad una organizzazione interregionale, la quale é capeggiata da "Boss" di altri Stati del Centro Occidente del Venezuela che a loro volta si servono di piccole bande locali per sottomettere le vittime. Dalle indagini degli ultimi tre casi, si é dimostrato che c'e' molta disinformazione con i sequestri, infatti, le vittime non rappresentano a famiglie ricche.
C'e' da evidenziare che queste piccole bande (sono le stesse che prima si dedicavano al negozio dell'hurto di vehicoli) hanno come complici alcuni lider nelle carceri di Maracaibo. Dal carcere si incaricano di cercare individui per studiare l'aspetto economico delle possibili vittime. Stilano una lista e la mandano ad altri per eseguire il "lavoretto" il quale culmina quando consegnano i rapiti ai custodi.

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