Il progetto Stud(G)enti del Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” per i figli degli italiani all’estero
L’AQUILA – Si deve a Livio Bearzi, vulcanico ed efficiente rettore del Convitto Nazionale “Domenico Cotugno” dell’Aquila, il grande impulso dato in poco più d’un anno e mezzo alle relazioni internazionali e l’apertura del complesso ai figli degli italiani all’estero. Friulano tenace, egli ha trovato nel capoluogo abruzzese notevoli affinità con gli aquilani, per via del carattere che la montagna modella sulla propria gente. Peraltro, chi scrive ne ha avuto riscontro all’estero, tra le comunità italiane, dove questo aspetto si nota più chiaramente. E perfino laddove le comunità regionali tengono a conservare gelosamente la loro specificità, in diversi casi si è notata una forte intesa tra abruzzesi e friulani. E perfino un caso, a Sydney, di gestione d’un grande club in comune tra le due associazioni regionali, in perfetta armonia. Il rettore Bearzi, d’altronde, oltre al carattere franco, generoso e cordiale d’alpino quale è stato, si porta dietro una solida esperienza d’insegnamento nelle scuole italiane all’estero, come un lungo periodo in Argentina. Ha maturato così il desiderio di mettere in cantiere ogni opportunità per far studiare in Italia i figli degli italiani, nelle regioni d’origine dei genitori, al fine di consolidare tra le seconde e terze generazioni il legame con la cultura originaria della prima generazione dell’emigrazione. Anche per sua iniziativa, alcuni anni fa, è nato il primo progetto, quando dirigeva il Convitto di Cividale del Friuli. Lì ha trovato fertile humus nelle istituzioni e nella rete delle associazioni che operano nell’emigrazione. Venuto all’Aquila, Bearzi ha scoperto la città ancor più adatta ad accogliere quel progetto, perché perfettamente in linea con una delle prelazioni più naturali del capoluogo abruzzese, come città degli studi, dell’alta formazione, della scienza e della produzione culturale.
Ha visto così la luce “Stud(G)enti d’Abruzzo”, progetto che si pone l’obiettivo di consentire a figli e discendenti di corregionali all’estero di frequentare per un anno regolari corsi scolastici in Abruzzo, permettendo ai giovani di continuare il percorso formativo nella terra d’origine dei loro padri, di arricchire la loro conoscenza della cultura italiana e di perfezionare la lingua, avvalendosi della collaborazione delle associazioni abruzzesi nel mondo e degli Istituti Scolastici Superiori nella regione. Proprio in questi giorni il Convitto Nazionale dell’Aquila ha pubblicizzato il progetto attraverso i canali ufficiali - Consolati e scuole riconosciute all’estero - e la rete delle associazioni abruzzesi nel mondo, con il bando d’ammissione per l’anno 2009/2010 riservato ai figli o discendenti degli abruzzesi all’estero. Ma l’ammissione è consentita anche, nell’ordine, ai figli d’italiani all’estero e a studenti stranieri, in caso di disponibilità di posti nel limite della ricettività della struttura. Tutte le informazioni di dettaglio sono riportate sul sito del Convitto (www.convittocotugno.it). Il termine di scadenza del bando è fissato al 31 agosto 2009. Per gli studenti d’origine abruzzese sono previste borse di studio della durata d’un anno, messe a disposizione da istituzioni pubbliche - Regione Abruzzo, Province, Comuni - ed altri enti della regione. Per concorrere alle borse di studio i candidati dovranno essere figli o discendenti di Abruzzesi, avere un’età compresa tra i 14 e i 19 anni e possedere una sufficiente capacità di comprensione della lingua italiana, mentre, negli altri casi, per l’ammissione sono richiesti i requisiti previsti dal bando. Tutti gli altri allievi non borsisti, ammessi fino alla completa ricettività del Convitto, godranno d’una retta per vitto e alloggio davvero favorevole, di 2500 euro l’anno. L’ammissione consentirà la frequenza delle Scuole Superiori e l’anno di studi verrà riconosciuto nei Paesi di provenienza, in presenza di accordi tra Stati. Per gli studenti ammessi i corsi nelle scuole collegate inizieranno il 15 settembre.
Il Convitto è in grado di assolvere in maniera ottimale all’iniziativa, disponendo di adeguati servizi residenziali e potendo contare sulla presenza nel territorio di scuole che coprono tutti gli indirizzi della formazione superiore. Gli ospiti possono contare su un personale qualificato che li assiste in ogni esigenza d’ambientamento e di studio in un complesso che garantisce un alto livello nei servizi d’accoglienza e di ristorazione. Il progetto mira inoltre ad offrire ai giovani una formazione aperta all’internazionalità, al rispetto delle culture, alla padronanza delle lingue e alla valorizzazione delle identità culturali, per formare al meglio i futuri cittadini del mondo. Il Convitto è una struttura di grande respiro, proprio nel cuore della città.
L’Aquila, infatti, è una città a dimensione umana, con un centro storico assai ricco di bellezze artistiche ed architettoniche, un territorio pieno di borghi stupendi, una presenza di strutture di produzione culturale - cinematografiche, musicali e teatrali - di grande prestigio. Ai suoi 71 mila abitanti si aggiunge ogni giorno chi la frequenta - dal circondario, dalla regione e da fuori regione - per i servizi direzionali e terziari che offre. Ma sopra tutto si aggiunge una popolazione di quasi 30 mila studenti che frequentano la sua buona Università (facoltà tecniche, scientifiche, umanistiche, economiche, mediche e una grande fioritura di scuole di specializzazione), l’Accademia di Belle Arti e il Conservatorio di Musica. E l’Accademia dell’Immagine, una scuola d’alta formazione nei mestieri del cinema e dell’audiovisivo. Infine, vanno citate la Scuola Superiore “Guglielmo Reiss Romoli” per manager del settore elettronico (ora in riorganizzazione, per via dei cambi di proprietà) ed un’altra eccellente struttura di formazione, la Scuola nazionale per Ispettori della Guardia di Finanza. Per completare il panorama che fa dell’Aquila una città a forte vocazione anche nel campo della ricerca, solo si accenna - troppo bisognerebbe scrivere - ai Laboratori del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove diverse centinaia di scienziati provenienti da tutto il mondo conducono i loro esperimenti sulle particelle sub nucleari (neutrini) in assenza di raggi cosmici con straordinarie apparecchiature di ricerca, all’interno di laboratori sotterranei scavati nella roccia e protetti dall’irraggiamento cosmico grazie ad una calotta di pietra, spessa 1400 metri, del soprastante massiccio del Gran Sasso, la vetta più alta degli Appennini. (Goffredo Palmerini-Inform)
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