La delegazione ha incontrato al CIV di Caracas gli italiani del Venezuela per discutere con loro di sequestri, tagli, riforme degli Organi di rappresentanza
CARACAS – Nonostante le differenze politiche, si è svolto in un clima di percepibile sensibilità e sinergia l’incontro tra i membri della Commissione Parlamentare per l’Estero - i deputati Stefano Stefani (Lega Nord), Franco Narducci (Pd) e Micaela Biancofiore (Pdl), in visita in Centro e Sud America - e gli esponenti della nostra Collettività.
Nel salone Vip del Centro Italiano Venezolano la Delegazione ha ascoltato gli interventi di membri e rappresentanti delle Associazioni regionali, del Comites e del Cgie. I temi: emergenza sequestri, insufficienza della rete consolare, riforma degli organi di rappresentanza, difficoltà nel riconoscimento della cittadinanza, riduzione dei finanziamenti destinati all’assistenza diretta e alla promozione della lingua e della cultura italiana.
Un faccia a faccia importante soprattutto perché, come ha sottolineato il Consigliere del Cgie Di Martino, “i parlamentari preferiscono visitare il Brasile o l’Argentina e sono pochi quelli che vengono in Venezuela. Per questo ci sentiamo trascurati e messi in secondo piano”.
Prima di lasciare la parola alla Collettività, durante la breve apertura della Commissione ha preso la parola anche l’on. Narducci sottolineando come “nonostante siano state interessanti le visite dei giorni scorsi in Messico, Nicaragua e Guatemala, quello di Caracas è sicuramente l’incontro più importante per le notevoli dimensioni della comunità italiana presente nel territorio, la storia che ha alle spalle e l’enorme contributo che ha saputo dare al Paese ospitante.
L’auspicio - ha continuato Narducci - è quello di trovare linee comuni tra destra e sinistra per non dividersi sui temi di politica estera” e saper fronteggiare i problemi di una comunità, quella degli italiani in Venezuela, che come ricorda l’on. Stefani, “non è stata dimenticata dal nostro Governo”. “La nostra forza - precisa l’on. Biancofiore - è l’unità d’intenti. Dobbiamo smetterla di dissacrare le Istituzioni che ci rappresentano. Dobbiamo fidarci ed appoggiarci ai nostri funzionari”.
Un incontro teso quindi a trasmettere e consolidare la presenza dello Stato italiano nella vita dei concittadini non residenti nella consapevolezza che - come ricorda l’on. Narducci - il ruolo dei parlamentari è quello di “battersi perchè sia riconosciuto, a livello politico e culturale, l’enorme potenziale che apportano al nostro Paese le comunità degli italiani all’estero. È necessario - continua - che non si esaurisca il contatto con la madrepatria, i vincoli che da 150 anni legano l’Italia e gli italiani residenti all’estero”. Una missione importante, quindi, soprattutto in un periodo di crisi globale aggravato da una falcidiante Finanziaria che rischia di mettere seriamente a rischio il benessere e lo sviluppo delle comunità italiane all’Estero. Come esordisce Di Martino riferendosi ai Parlamentari: “Dovete dire al Ministro degli esteri che quando si tagliano i finanziamenti si deve capire cosa si taglia e perché lo si taglia”.
All’on. Stefani, convinto che sia necessario “proseguire equamente dinanzi alla crisi che pervade lo Stato italiano e alla riduzione dei fondi”, Vitaliano Vita, del Comites, ricorda come nella comunità italovenezolana sia presente il desiderio di “contribuire al benessere dell’Italia” ma, prosegue, “questa non è parità: siamo cittadini a tutti gli effetti e non dobbiamo pagare di più degli altri. Non è giusto soprattutto nei confronti di quegli immigrati italiani che venivano trattati da signori quando apportavano risorse all’Italia e che ora, anziani ed improduttivi, sono stati dimenticati”.
Si è parlato anche di quei giovani appartenenti alla comunità italovenezolana, “paradossalmente assenti all’incontro”, come fa notare la Giustiniano. Il Presidente del Comites di Caracas, Michele Buscemi, ha ribadito la grave mancanza “soprattutto a seguito della Conferenza mondiale che Voi - ha detto rivolgendosi alla Commissione - avete voluto”. Teresina Giustiniano, anch’essa membro del Comites della capitale, ha proposto di “varare con il Venezuela normative tese ad agevolare le imprese italiane che danno lavoro ai giovani italovenezolani che, nella fascia dei 18-35 anni, sono una risorsa con cui si dovrebbe creare una lobby”. Questo, “unitamente alla creazione di sinergie, al potenziamento della rete commerciale e alla ricerca di funzionari italovenezolani in loco piuttosto che in Italia” potrebbe far decollare l’economia e limitare i contraccolpi della Finanziaria.
La discussione si è spostata poi sul tema dell’“emergenza” sequestri, seria preoccupazione per la comunità italovenezolana. Come ha evidenziato Di Martino, “i sequestri a scopo d’estorsione e l’insicurezza sono una triste routine per i nostri cittadini in Venezuela, le vittime più frequenti di questi flagelli. Per questo sarebbe auspicabile - continua dimostrando ignoranza sull’argomento - un esperto antisequestri stabile che collabori con la polizia locale, non funzionari a rotazioni trimestrale”. Buscemi approfondisce il discorso precisando che “nel 2008 ci sono stati ben 510 sequestri e la nazionalità più colpita è quella italiana”. “Nell’incontro avuto con l’Assemblea - risponde l’on. Biacofiore - abbiamo discusso il problema dell’insicurezza con gli esponenti del Governo venezolano, che si sono dimostrati presenti e coscienti dell’emergenza che soffre la nostra comunità”.
Di Martino si è poi espresso in riferimento alla rete consolare, ritenuta precaria da tutti gli esponenti della Collettività. Possibili risposte a queste problematiche arrivano sia da Buscemi, convinto che si possa “limitare l’altissimo numero di Consolati ed Ambasciate nell’Unione Europea” in quanto, come ha aggiunto l’on. Narducci, “in pochi anni saranno istituzioni superflue e inutilizzate. Conviene quindi - prosegue il parlamentare - rinforzare la rete consolare dove ce n’è più bisogno, come in Venezuela”.
Proseguendo il discorso riferito ai Consolati, numerosi esponenti della Collettività hanno posto l’accento sulla problematica relativa al riconoscimento della cittadinanza italiana. L’on. Narducci ha proposto in questo senso di “riconoscere la cittadinanza con il limite familiare del nonno piuttosto che il bisnonno” anche per “ridurre le decine di faldoni che ogni giorno si accumulano negli archivi dei Consolati”.
Per quanto riguarda gli organi di rappresentanza, Narducci ha asuspicato “una riforma costituzionale che risolva il problema relativo alla rappresentanza degli italiani all’estero”, precisando che “ci sono disaccordi sulla riforma degli organi rappresentativi” in quanto “per noi sarebbero necessarie solo alcune modifiche a questi prezioni organismi, non un ridimensionamento totale. Certo, i Comites dovrebbero essere meno litigiosi fra loro e più progettuali, più propositivi. Dovrebbero essere un vero sostegno per il Consolato”.
Quando il fulcro del faccia a faccia si è spostato sul fronte economico, Vitaliano Vita si è fatto avanti ricordando ai presenti come oggi l’ENI possieda in Venezuela “il 40 per cento del più grande appezzamento petrolifero mondiale, che si prospetta anche come uno dei più fruttiferi. L’Italia - suggerisce - dovrebbe tenerne conto dato che importa l’89 per cento delle sue risorse petrolifere, e curare i rapporti con questo Paese così ‘prezioso’”. Anche la promozione della cultura italiana è stata inserita in un contesto economico e vista come base sussidiaria “per rafforzare l’italianità e il made in italy, innalzando in questo modo il livello quantitativo dei consumi”.
Italiani all’estero come risorsa, quindi. Come ricorda Michele Coletta, membro del Cgie, “in Venezuela non ci sono solo gli italiani che hanno bisogno dell’assegno sociale: oltremare ci sono anche cittadini dal fortissimo potere economico che sono un enorme valore aggiunto da sfruttare”. (Monica Vistali-La Voce d’Italia/Inform)
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