A seguito della sentenza della Corte di Cassazione che ha accolto il ricorso di una donna, nata da genitori non italiani, per il conferimento della cittadinanza, il presidente del Comitato per gli italiani all’estero della Camera insiste sulla necessità di “riscontri obiettivi di collegamento con il nostro Paese, la lingua e la cultura italiana”
ROMA – “Occorre al più presto una legge che dia altri criteri per ottenere la nazionalità italiana ovvero riscontri obbiettivi di collegamento con il nostro Paese, la lingua e la cultura italiana da parte dell’aspirante neo-cittadino”: così Marco Zacchera, presidente del Comitato per gli italiani all’estero della Camera dei Deputati, a seguito della sentenza della Cassazione che ha accolto il ricorso di una cittadina nata all’estero da genitori privi di cittadinanza italiana.
La donna, Mariam E., una signora nata al Cairo nel 1962, è nipote di un’italiana che all’inizio del 1900 aveva perso la cittadinanza per aver sposato un egiziano, secondo la legge del 1912 che decretava la perdita della cittadinanza italiana per le donne che si univano in matrimonio con cittadini stranieri. Si tratta di una norma che si applicava solo alle donne poi abolita perché ritenuta discriminatoria.
Nel 1942, al Cairo nasceva Edward, il papà di Mariam, cittadino egiziano perché mamma Angelina non era più italiana. La figlia di Edward – Miriam, appunto - nel 2003 cita in giudizio il Viminale che aveva rifiutato di riconoscerla come cittadina italiana. Passati i due gradi di giudizio (Tribunale e Corte appello di Roma), contrari al conferimento della cittadinanza, ora la Cassazione ha accolto il suo ricorso. Scrivono i supremi giudici che “gli effetti prodotti da una legge ingiusta vengono meno, anche in caso di morte degli ascendenti, con la cessazione dell'efficacia di tale legge”. Dunque, “riacquista la cittadinanza italiana dal 1 gennaio 1948 anche il figlio di una donna nato prima di tale data e nel vigore della legge 255 del 1912, determinando il rapporto di filiazione, dopo l'entrata in vigore della Costituzione, la trasmissione a lui dello stato di cittadino, che gli sarebbe spettato di diritto senza la legge discriminatoria; da quest'ultimo quindi lo stato, per il rapporto di paternità, deve trasmettersi a Mariam E.”.
“Gli illustrissimi signori giudici, - si chiede Zacchera, nel commento riportato da L’Italiano - dall’alto dei loro scranni, si rendono conto delle conseguenze pratiche che questa sentenza scatenerà nel mondo e quanti milioni di neo-cittadini italiani potremo avere? E quanti miliardi di euro costerebbe la pratica attivazione di milioni di domande di cittadinanza per gente che a volte di italiano non ha nulla di nulla?” (Inform)
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