19 de mayo de 2009

SALUTE: Curare la pressione allunga la vita

Ora c’è anche un nuovo farmaco

Sono circa 15 milioni gli italiani che soffrono di ipertensione, che corrispondono a circa il 20-25% della popolazione. L’incidenza è maggiore tra i soggetti di oltre 60 anni, ma sono almeno 3 milioni le persone che hanno la pressione alta senza saperlo perché non hanno alcun sintomo. Su scala mondiale si parla di circa un miliardo di ipertesi. Quattro pazienti su cinque, infine, non riescono a rientrare nei valori pressori ottimali indicati dall'Oms, ovvero al di sotto di 140 di massima e 90 di minima. Questa malattia è considerata la prima causa di morte perché favorisce complicazioni come infarto, ictus, danno renale e morte prematura. La buona notizia è che ora c’è un’arma in più per combattere questo insidioso nemico.
Il nuovo principio attivo, spiega Massimo Volpe, direttore della cattedra di cardiologia della Sapienza di Roma, contempla l'intervento a monte e non a valle, intervenendo su una cascata di effetti “non in basso per impedire che piova sul bagnato, bensì in alto chiudendo direttamente il rubinetto”. Il nuovo farmaco (aliskiren) messo a punto da Novartis, infatti, a differenza di quelli tradizionali agisce inibendo direttamente la renina, ossia l'enzima responsabile della cascata di eventi che portano all'innalzamento della pressione arteriosa e all'evoluzione del danno agli organi. Nella messa al punto del farmaco l'Italia ha avuto un ruolo di primo piano sia per la sperimentazione clinica che per le attività produttive.

'L'ipertensione - ha aggiunto Giuseppe Mancia, direttore della clinica medica e dipartimento di Medicina clinica dell'Università Bicocca di Milano - è un fattore di rischio: spesso i soggetti ipertesi sono colpiti da ictus, infarto, scompenso cardiaco. Il rischio si riduce tenendo sotto controllo i valori. Se l'interevento è tardivo, le possibilità di proteggere gli organi bersaglio
dell'ipertensione sono minori perché i danni diventano almeno parzialmente irreversibili. E' dimostrato che i farmaci che agiscono a diversi livelli sul sistema renina-angiotensina, oltre a ridurre efficacemente la pressione, possono anche avere una funzione protettiva diretta e oggi le linee guida consigliano l'uso di questi farmaci”.

Insomma, combattere la pressione alta allunga la vita. Oltre ad essere meno soggetti a malattie killer, chi è ipoteso vive di più, come dimostrano alcuni  studi condotti sugli ultracentenari: questi “supernonni” hanno fatto registrare valori di pressione bassissima nell'arco delle 24 ore, con una differenza quasi nulla tra i livelli diurni e quelli notturni. "Se oggi l'aspettativa di vita media in Italia è pari a 84,1 anni per le donne e a 79,5 anni per gli uomini (ultimi dati Istat), è innanzitutto merito delle terapie contro le malattie cardiovascolari, in primo luogo di quelle contro la pressione alta - sottolinea Massimo Volpe – “Dal 1970 a oggi abbiamo guadagnato 7 anni di vita in più” .

Ad aggiungere un'altra tessera nel puzzle dei rapporti tra pressione bassa e longevità c’è anche un recente studio italiano, firmato dal team di Giuseppe Remuzzi dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo. Gli autori hanno osservato che topi Ogm privi dei recettori per l'angiotensina, sostanza chiave nella cascata di eventi che scatenano la pressione alta, vivono il 30% in più rispetto agli altri. Evidenze ottenute per ora soltanto su questi roditori “matusalemme”, ma che fanno sperare in un futuro più longevo anche per gli uomini.

tgcom

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